fbpx

Staff PNL Evolution

La Strategia di Walt Disney

La strategia di Walt Disney
La Strategia di Walt Disney

“Quando Walt era assorto nei suoi pensieri soleva abbassare un sopracciglio, strizzare gli occhi,
rilassava la mascella e guardava fisso un punto dello spazio, spesso restando in quell’atteggiamento per
qualche istante … Nessuna parola poteva rompere l’incantesimo … ” 

La capacità di Walt Disney di collegare la sua creatività innovativa con una strategia di successo per gli affari, unitamente al suo fascino popolare, gli permise di costruire un impero nel settore dell’intrattenimento, sopravvissuto per decenni dopo la sua morte.

Disney esprime la capacità di rendere di successo un’azienda basata sulla creatività. Egli rappresenta il processo di trasformazione delle fantasie in espressioni concrete e tangibili. In un certo senso, il mezzo di espressione scelto da Disney, e cioè il film d’animazione, caratterizza il processo fondamentale di ogni genio creativo: la capacità di prendere qualcosa che esiste solamente nell’immaginazione e tradurla in una dimensione fisica esistente che influenza direttamente l’esperienza degli altri in modo positivo.

Il fascino semplice, eppure universale, dei personaggi Disney, dei film d’animazione, delle caratteristiche ‘live action’ e dei parchi divertimento danno prova di una capacità unica di comprendere, sintetizzare e semplificare principi molto semplici eppure abbastanza sofisticati. 

Disney fu anche responsabile di una serie di importanti innovazioni tecniche e organizzative nel settore dell’animazione e del film-making in generale. Gli strumenti e le distinzioni della PNL permettono di creare mappe esplicite delle strategie di pensiero di successo di persone con talenti speciali come Walt Disney.

La PNL esplora il modo in cui le persone mettono in sequenza ed utilizzano le abilità mentali fondamentali come la vista, l’udito e il sentire, al fine di organizzarle ed manifestarle nel mondo che li circonda. Uno degli elementi principali della genialità unica di Disney fu la sua capacità di esplorare una cosa da un certo numero di differenti posizioni percettive.

Un’intuizione importante in questa parte fondamentale della strategia di Disney, viene dal commento fatto da uno dei suoi animatori:

“… C’erano tre Walts diversi: il sognatore, il realista, e il critico e tu non sapevi mai quale dei tre si sarebbe presentato all’incontro “.

Questa non è soltanto una panoramica su Disney, ma anche sul processo di creatività. La creatività, come processo globale, prevede il coordinamento di questi tre sottoprocessi: sognatore, realista e critico.
Un sognatore senza un realista non può trasformare le idee in espressioni tangibili.
Un critico e un sognatore senza un realista si bloccano in un perenne conflitto.

Un sognatore e un realista potrebbero creare, ma le loro crezioni potrebbero non essere ottime idee in mancanza del critico. Il critico aiuta a valutare e perfezionare i prodotti della creatività.

“L’uomo che scrive racconti deve vedere chiaramente nella sua mente come inserire nella storia ogni dettaglio. Egli deve sentire ogni espressione, ogni reazione, deve tenersi abbastanza lontano dalla sua storia tanto da riuscire a valutarla razionalmente per vedere con obiettività se ci sono delle fasi ‘morte’, se i personaggi riusciranno ad essere interessanti ed attraenti per il pubblico. Dovrà poi valutare se ciò che i suoi personaggi fanno può essere d’interesse”.

Vuoi scoprire come utilizzare in pratica queste nozioni e diventare un esperto del processo appena descritto? Partecipa ad una lezione gratuita di PNL Sistemica.

La Strategia di Walt Disney

La Strategia di Walt Disney Leggi tutto »

Il Modello SCORE

Il Modello SCORE
Il Modello SCORE

Il Modello S.C.O.R.E. fu sviluppato da Robert Dilts e Todd Epstein nel 1987 per descrivere il processo che essi stessi stavano intuitivamente utilizzando per definire i problemi ed i relativi interventi. 

Il modello emerse da una serie di seminari di supervisione che i due autori stavano conducendo in merito alle applicazioni della PNL. 

Dilts e Epstein si resero conto che stavano organizzando in maniera sistematica il modo in cui avvicinarsi ad un problema, diversamente dai loro studenti, e che questo aveva permesso loro di arrivare più efficacemente ed efficientemente alla radice del problema. 

I due notarono che quello che stavano facendo intuitivamente, ma sistematicamente, non era descritto con precisione da nessuna delle tecniche o modelli esistenti in PNL. 

L’approccio tradizionale della PNL alla soluzione dei problemi, fino a quel momento, era orientato verso la definizione di (1) uno stato presente o “stato problema”, (2) lo stabilire uno stato desiderato o obiettivo, e poi (3) l’identificazione e l’applicazione delle fasi della soluzione nella speranza di ottenere lo stato desiderato. 

Dilts ed Epstein scoprirono che durante il processo di raccolta delle informazioni vi era sempre una scomposizione dei vari elementi. Nel definire gli “stati problematici”, per esempio, venivano costantemente distinti i “sintomi” che caratterizzavano il problema dalle “cause”. 

Per stabilire gli stati desiderati e gli obiettivi, scoprirono che era importante distinguere tra lo specifico “risultato” comportamentale che rappresenta lo stato desiderato, e gli “effetti” a più lungo termine (che spesso non erano individuabili a livello “comportamento”), e che proprio questi erano le conseguenze prevedibili di tale risultato. 

Dilts e Epstein inoltre notarono che era importante separare le tecniche dalle “risorse” profonde. 

Tali tecniche infatti cercavano di mobilitare ed attivare le risorse per raggiungere la soluzione trasformando i problemi e raggiungendo gli obiettivi desiderati. 

La sigla “S.C.O.R.E.” è un acronimo e definisce le aggiunte apportate da Dilts e Epstein: Sintomi, Cause, Outcomes (Risultati), Risorse ed Effetti. 

Secondo il modello SCORE, questi elementi rappresentano la quantità minima di informazioni che deve essere affrontata da qualsiasi processo di cambiamento o di guarigione.

Il Modello SCORE

Il Modello SCORE Leggi tutto »

Criteri Per La Formazione Di Un Obiettivo – PNL e Scopo.

Criteri Obiettivo, PNL e Scopo
Criteri Per La Formazione Di Un Obiettivo – PNL e Scopo.

Cosa significa avere uno scopo?

Uno scopo non è semplicemente un obiettivo, non si tratta solo di raggiungere un nostro singolo traguardo: la casa nuova, l’auto sportiva o scalare una montagna.

Avere uno scopo significa molto di più, ci dà motivazione, ci rende partecipi di un vero cambiamento, generatori di idee e padroni del nostro destino
…e va ancora oltre, perché avere uno scopo ti dà la possibilità di rispondere a una delle domande più potenti che esistano: “In che modo il mondo sarà un posto migliore una volta raggiunto il mio obiettivo?”

Se hai la risposta a questa domanda allora sei pronto a fare lo step successivo: Pianificare e raggiungere il tuo obiettivo. 

Lo psicologo Mihaly Csikszentmihalyi nel libro Flow: The Psychology of Optimal Experience dice: “Uno scopo è stabilire nella nostra mente un proposito stabile verso qualcosa che per noi è significativo, qualcosa che potrebbe perfino andare al di là di noi stessi.”

Possiamo immaginare che “andare al di là noi stessi” sia ciò a cui le persone spesso aspirino. Siamo tutti parte dello stesso Sistema, e non c’è dubbio che il mondo sarebbe un posto migliore se tutti contribuissimo al sistema stesso, realizzando obiettivi che possano essere utili agli altri, ispirarli o semplicemente aiutarli a vivere meglio.

Criteri Per La Formazione Di Un Obiettivo – PNL e Scopo.

Criteri Per La Formazione Di Un Obiettivo – PNL e Scopo. Leggi tutto »

I presupposti della PNL

I presupposti della PNL intenzione positiva la mappa non è il territorio
I presupposti della PNL

CONTENUTI

I PRESUPPOSTI DELLA PNL

Hai tutte le risorse di cui hai bisogno per raggiungere il successo.. ma non lo sai!

Ebbene si, la PNL, e più precisamente uno dei suoi presupposti, ci dice che ognuno di noi ha dentro di sé tutte le risorse di cui ha bisogno, solo che non ne è consapevole.

Cosa significa questo più in profondità?

Molte persone possono essere limitate da ciò che pensano di se stesse, e questo può creare falsi pensieri sulle loro capacità.

Questo presupposto offerto dalla PNL ci rende invece consapevoli che tutti noi possiamo operare profondi cambiamenti nella nostra vita raggiungendo gli obiettivi che ci prefissiamo accedendo alle risorse che abbiamo già a nostra disposizione.

Per fare questo basta richiamare tali risorse nel momento in cui ne abbiamo bisogno.

Quindi questo significa che tu hai le stesse possibilità di raggiungere i risultati che le cosiddette “persone di successo” ottengono?

Certo che si!

Tu hai dentro di te tutto ciò che ti serve e forse hai solo bisogno di qualcuno che ti aiuti ad accedervi.

I presupposti della PNL, divisi in due categorie:

  • La Mappa Non è il Territorio
  • Vita e ‘Mente’ sono Processi Sistemici.

LA MAPPA NON È IL TERRITORIO

1. Le persone agiscono in funzione della propria percezione della realtà.

2. Ogni persona ha una propria mappa del mondo. Nessuna mappa del mondo è più ‘reale’ o ‘vera’ di altre.

3. Il significato della propria comunicazione è nella risposta che si riceve, indipendentemente dall’intenzione di chi comunica.

4. Le mappe più ‘sagge’ e più ‘compassionevoli’ non sono quelle più ‘reali’ o più ‘accurate’, ma quelle che mettono a disposizione il più ampio ed il più ricco numero di scelte.

5. Le persone possiedono (o hanno potenzialmente) tutte le risorse necessarie per agire in modo efficace.

6. Le persone operano le migliori scelte possibili fra le possibilità che vengono loro date e le capacità che percepiscono disponibili dal loro modello del mondo. Qualsiasi comportamento, non importa quanto malvagio, pazzo o bizzarro sia, è la scelta migliore a disposizione della persona in quel momento – se alla persona viene data la possibilità di una scelta più appropriata (nel contesto del suo modello del mondo) essa sarà propensa ad usarla.

7. Il cambiamento avviene quando si libera una risorsa appropriata per il contesto che si sta vivendo, o quando si attiva una potenziale risorsa, all’interno di un contesto particolare. In entrambi i casi la mappa del mondo di una persona si arricchisce.

VITA E MENTE SONO PROCESSI SISTEMICI

1. I processi che avvengono all’interno di una persona, e tra le persone ed il loro ambiente, sono sistemici. I nostri corpi, le nostre società e il nostro universo formano un’ecologia di sistemi e sottosistemi che interagiscono e si influenzano reciprocamente.

2. Non è possibile isolare completamente una parte dal resto del sistema. Le persone non possono non influenzarsi a vicenda. Le interazioni tra le persone formano cicli di feedback – tali per cui una persona sarà influenzata dai risultati che le proprie azioni producono su altre persone.

3. I sistemi sono “auto organizzati” e cercano naturalmente stati di equilibrio e stabilità. Non esistono fallimenti, solo feedback.

4. Nessuna risposta, esperienza o comportamento ha un significato se estrapolato dal contesto nel quale è stato prodotto o dalla risposta che suscita. Qualsiasi comportamento, esperienza o risposta può fungere da risorsa o da limitazione, a seconda di come si adatta con il resto del sistema.

5. Non tutte le interazioni all’interno di un sistema agiscono sullo stesso livello. Ciò che è positivo ad un livello può essere negativo ad un altro livello. È utile separare il comportamento dall’identità che l’ha prodotto – separare l’intenzione positiva, il ruolo, le credenze, ecc. che generano il comportamento dal comportamento stesso.

6. Ad un qualche livello tutte le azioni sono prodotte da un’intenzione positiva. Il comportamento è, o era percepito come appropriato, dato il contesto in cui è avvenuto e dal punto di vista della persona che l’ha prodotto. È più facile e più produttivo rispondere all’intenzione positiva piuttosto che al comportamento problematico.

7. Gli ambienti ed i contesti cambiano. La stessa azione non produrrà sempre lo stesso risultato. Allo scopo di adattarsi con successo e sopravvivere, un individuo necessita di una certa quantità minima di flessibilità. Tale flessibilità deve essere proporzionale alla variazione nel resto del sistema. Più un sistema diventa complesso e più si rende necessaria la flessibilità.

8. Se quello che state facendo non sta generando la risposta che desiderate, variate il vostro comportamento fino a che non la otterrete.

I presupposti della PNL

I presupposti della PNL Leggi tutto »

Autoipnosi Ericksoniana

Autoipnosi Ericksoniana
Autoipnosi Ericksoniana

Parliamo di Autoipnosi Ericksoniana.

L’ipnosi è l’arte dell’utilizzo di modelli di comunicazione verbale e non verbale per aiutare un altro individuo ad entrare in uno stato alterato di coscienza, anche se non esclusivamente in uno stato di trance. 

Il termine ‘ipnosi’ deriva da una parola greca che significa “sonno”, perché gli stati di trance spesso assomigliano a stati di sonno, anche se sono indotti dalla suggestione.

 Lo studio dell’ipnosi e delle tecniche ipnotiche, in particolare quelle sviluppato e praticate da Milton H. Erickson, ha fornito la base per molte tecniche di PNL. 

I risultati dell’ipnosi, o di un particolare stato di “trance”, sono la conseguenza del tipo di modalità induttiva e dei suggerimenti che vengono utilizzati con il soggetto. In un’induzione ipnotica standard, il soggetto è essenzialmente guidato in uno stato molto rilassato, o “trance”, somigliante per alcuni aspetti al sonno. 

Negli stati di ipnosi, le persone spesso hanno accesso a parti della loro esperienza e della loro personalità che non sono disponibili nel loro normale stato di veglia cosciente. 

L’ipnosi è considerata da molti come una porta sugli aspetto “inconsci” o “diversi dal conscio” della propria esperienza. 

E’ proprio questo aspetto che può rendere l’ipnosi un efficace strumento terapeutico.

Autoipnosi Ericksoniana

Autoipnosi Ericksoniana, Milton Erickson

Autoipnosi Ericksoniana Leggi tutto »

I Livelli Logici di Robert Dilts

I Livelli Logici di Robert Dilts
I Livelli Logici di Robert Dilts

Livelli di Apprendimento e Cambiamento

Il concetto dei livelli logici di apprendimento e cambiamento fu inizialmente formulato da Gregory Bateson come un “meccanismo” nelle scienze comportamentali, sulla base del lavoro di Bertrand Russell in materia di logica e matematica.

Il termine livelli logici, come si usa in PNL, fu adattato dal lavoro di Bateson da Robert Dilts a metà degli anni ’80, e si riferisce ad una gerarchia di livelli di processo all’interno di un individuo o di un gruppo.

La funzione di ogni livello è di sintetizzare, organizzare e dirigere le interazioni sul livello sottostante.
Cambiare qualcosa ad un livello superiore significa necessariamente ‘irradiare’ verso il basso, facendo precipitare il cambiamento ai livelli sottostanti.

Cambiare qualcosa ad un livello inferiore potrebbe, ma non necessariamente, influenzare i livelli superiori.
Questi livelli comprendono (in ordine dal più alto al più basso):
(1) identità
(2) credenze e valori
(3) capacità
(4) comportamento
(5) ambiente.

Un sesto livello, denominato “spirituale”, può essere definito come una sorta di “campo relazionale” che comprende identità multiple dando così un senso di appartenenza ad un sistema più grande rispetto alla specifica identità individuale.

Livelli di elaborazione e organizzazione

Qualsiasi sistema di attività è un sottosistema incorporato all’interno di un altro sistema che è incorporato all’interno di un altro sistema, e così via.
Questo tipo di relazione tra sistemi produce diversi livelli di processo, rispetto al sistema in cui si sta operando.

La struttura del nostro cervello, della lingua, e dei sistemi sociali, forma gerarchie naturali o livelli di processo.
In realtà, le persone spesso parlano rispondendo agli stimoli su diversi “livelli“. Per esempio, qualcuno potrebbe dire che un’esperienza è stata negativa ad un livello ma positiva ad un altro.
Nella struttura del nostro cervello, nella lingua, e nei sistemi percettivi ci sono gerarchie naturali, o livelli di esperienza.

L’antropologo Gregory Bateson individuò quattro livelli base di apprendimento e di cambiamento.
Ogni livello comprende e organizza elementi dal livello inferiore, e ciascuno ha un maggior grado di impatto sulla persona, organismo o sistema in cui sta operando.

Questi livelli corrispondono a:
Spiritualità Vision & scopo Per chi? Per cosa?
A. Chi sono io – Identità Mission & ruolo Chi?
B. Il mio sistema di credenze – Valori e Significati Motivazioni & permessi Perché?
C. Le mie capacità – Strategie e Stati Mappe & strategie Come?
D. Cosa faccio o ho fatto – Comportamenti Specifici Azioni & reazioni Cosa?
E. Il mio ambiente – Vincoli Esterni Opportunità & vincoli Dove? Quando?

I Livelli Logici di Robert Dilts Leggi tutto »

Stato C.O.A.C.H. e Inner Game

Lo Stato COACH
Stato C.O.A.C.H. e Inner Game

Ogni persona quando affronta una prova sportiva e non, deve in realtà misurarsi con due avversari: uno è quello fuori nella realtà dello sport e l’altro siamo noi stessi.
Ma quale parte di noi stessi andiamo a sfidare? Quella parte che è gestita dalla mente e che ci porta a non essere sufficientemente fiduciosi in noi stessi, quella parte che si compone anche di una serie di condizioni limitanti che ci impediscono di raggiungere degli obiettivi.

Stato C.O.A.C.H. e Inner Game Leggi tutto »

Dancing SCORE

Dancing S.C.O.R.E. Score
Dancing SCORE

Il Dancing SCORE fu sviluppato da Judith DeLozier nel 1993 per utilizzare il movimento fisico e l’ordinamento spaziale per massimizzare l’intuizione e la “saggezza del corpo” nel problem solving.

Il Modello SCORE (Dilts & Epstein, 1987, 1991) è essenzialmente un modello di soluzione dei problemi che identifica i componenti principali necessari ad organizzare efficacemente le informazioni inerenti lo spazio del problema, collegate ad un particolare obiettivo o ad un processo di cambiamento. 

Le lettere stanno per Sintomi, Cause, (Outcomes) Risultati, Risorse ed Effetti. 

Questi elementi rappresentano la quantità minima di informazioni che deve essere riunita per affrontare in modo efficace lo spazio di quel problema.

1. I Sintomi sono in genere gli aspetti più evidenti e consapevoli di un problema o di uno stato problematico.

2. Le Cause sono gli elementi sottostanti responsabili di creare e mantenere i sintomi. Di solito sono meno evidenti dei sintomi che producono.

3. I Risultati (Outcomes) sono gli obiettivi particolari o gli stati desiderati che prenderebbero il posto dei sintomi.

4. Le Risorse sono gli elementi di base responsabili e necessari per eliminare le cause dei sintomi e per manifestare e mantenere i risultati desiderati.

5. Gli Effetti sono i risultati a lungo termine nel raggiungere un particolare risultato. 

Risultati specifici sono generalmente trampolini di lancio per arrivare ad effetti a lungo termine.

a. Gli effetti positivi sono spesso la ragione o la motivazione della creazione di un particolare risultato con cui cominciare.

b. Gli effetti negativi possono creare resistenze o problemi ecologici.

Le Tecniche sono strutture sequenziali per l’identificazione, l’accesso e l’applicazione di particolari risorse ad uno specifico insieme di sintomi, cause ed effetti.

Un tecnica non è di per sé una risorsa.

Una tecnica è efficace solo nella misura in cui accede e applica le risorse appropriate per affrontare l’intero sistema definito dagli elementi dello S.C.O.R.E.

Un modo efficace per usare il Modello S.C.O.R.E. è quello di organizzare questi elementi su una “linea del tempo”.
In genere, i sintomi sono qualcosa che si vive nel qui ed ora, nel presente, o che sono stati sperimentati nel recente passato.
Le cause di questi sintomi tendono a precedere i sintomi.
Ovvero la causa di un sintomo viene prima del sintomo stesso, immediatamente prima, o potenzialmente molto prima.
I risultati si verificano nello stesso periodo di tempo del sintomo, dato che il risultato è la sostituzione del sintomo.

Quindi, se il sintomo è nel presente, il risultato sarà anch’esso nel presente o in un futuro molto prossimo.

Gli effetti sono i risultati a lungo termine dell’esito. Si verificano dal breve al lungo termine, nel futuro.
Le risorse possono provenire da qualsiasi punto nel tempo.
La risorsa può essere qualcosa che è capitato da poco, qualcosa che è successo molto tempo fa, o potrebbe essere qualcosa che si sta immaginando possa accadere in futuro.

Dancing SCORE Leggi tutto »

Congruenza nella comunicazione, Somatic Syntax

Somatic Syntax Congruenza nella comunicazione
Congruenza nella comunicazione, Somatic Syntax

Un principio fondamentale della Somatic Syntax è che ci siano “informazioni” nel corpo e “conoscenza” nei “muscoli”.

C’è un vecchio proverbio in Nuova Guinea, in cui si afferma, “La Conoscenza è solo un chiacchiericcio fino a quando non è nei muscoli”. Questo detto definisce una delle premesse fondamentali della Somatic Syntax (sintassi somatica).

La Somatic Syntax è stata sviluppata da Judith DeLozier e Robert Dilts nel 1993 per approfondire ulteriormente ed utilizzare il collegamento “mente-corpo”.

Sintassi è una parola greca che significa “mettere in ordine” o “organizzare”. Così, Somatic Syntax ha a che fare con l’organizzazione della nostra fisiologia e del “linguaggio del corpo”. 

Uno degli obiettivi primari della Somatic Syntax è di mobilitare ed utilizzare la “saggezza del corpo”.

Come l’autore Morris Berman sottolinea nel suo libro Coming to our Senses: Il pensiero accademico occidentale, incluse la filosofia e l’antropologia, nonché la storia, presuppone che il corpo non abbia nulla da dirci, nessuna conoscenza o “informazione”; e asserisce che, al fine pratico, lì non ci sia nulla.

Eppure la vita del corpo è la nostra vita reale, l’unica vita che abbiamo.

Congruenza nella comunicazione, Somatic Syntax Leggi tutto »

Collasso di Ancore

Collasso di Ancore PNL
Collasso di Ancore

(articolo precedente collegato: LE ANCORE)

La tecnica del “collasso di ancore” (nota anche come “integrazione di ancore”) comporta la stimolazione del naturale processo associativo di correzione utilizzando l’ancoraggio per collegare uno stato problema ad un’appropriata risorsa.

Il collasso di ancore fu una delle prime tecniche di ancoraggio (e, in effetti, una delle prime tecniche di PNL), sviluppate dai fondatori Bandler e Grinder. Si tratta di stabilire una prima ancora per uno stato risorsa, creare una seconda ancora per un contesto o una situazione in cui la persona desideri avere questo stato risorsa, che al momento non riesce ad evocare, e ‘attivare’ le due ancore contemporaneamente per creare un collegamento ‘psicofisiologico’ tra la risorsa e la rappresentazione del contesto in cui è necessario.

Ci sono diverse varianti del processo di collasso di ancore. A volte è usato per riunire stati positivi e negativi, o per integrare le parti in conflitto di una persona. Tuttavia la tecnica è stata progettata per affrontare situazioni che richiedono cambiamenti di comportamenti semplici, lineari, e può non essere ecologica per questioni più complesse o difficili.

Collasso di Ancore Leggi tutto »

Torna in alto