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Staff PNL Evolution

Ama l’anima, gestisci l’ego

“Ama l’anima, gestisci l’ego”,  articolo della rubrica  “Il Diario del Capitano”, curata da Andrea Di Gregorio, Master Trainer PNL e Fondatore di PNL Evolution.

Ama l’anima, gestisci l’ego

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Ama l’anima, gestisci l’ego

Il viaggio interiore di ciascuno di noi è segnato da una costante lotta tra due forze: l’anima e l’ego. Queste due entità, benché risiedano nello stesso corpo, si manifestano in modi profondamente differenti, influenzando la nostra percezione di noi stessi e del mondo attorno a noi.

L’anima rappresenta la parte più pura di noi stessi, quella che trascende ogni esperienza terrena. È la forza spirituale che ci connette ad ogni essere vivente e che avvertiamo quando stabiliamo un profondo legame con qualcuno. Questa connessione va oltre le parole e si avverte in modo viscerale, indipendentemente dalla presenza fisica dell’altro.

La psicologia ci insegna che gli esseri umani sono programmati per cercare connessioni. Carl Gustav Jung parlava di “anima”, riferendosi alla parte più profonda e autentica di una persona. Questa forza interiore ci guida verso la bellezza, l’amore, la pace e la consapevolezza, ed è incapace di azioni che portano al male.

Contrapposta all’anima vi è l’ego, la parte di noi formatasi attraverso le esperienze, l’educazione ed i modelli da cui abbiamo appreso come essere nei vari ruoli della nostra vita. L’ego può essere visto come il nostro sistema di difesa, costruito per aiutarci a navigare nella complessità del mondo esterno. Esso riflette le nostre convinzioni, valori e l’immagine che abbiamo di noi stessi.

Tuttavia, l’ego può anche diventare un’entità dominante, mettendo in ombra l’anima. Freud vedeva l’ego come mediatore tra il nostro istinto primordiale (l’Es) e la moralità (il Super-io). Tuttavia, quando l’ego agisce senza la guida dell’anima, può portare a comportamenti autodistruttivi o nocivi per gli altri.
Il conflitto tra anima ed ego è alla base di molte sfide esistenziali. Ogni volta che assistiamo alla disgregazione di relazioni o alla distruzione di vite, è spesso il risultato di un ego non bilanciato.

Per vivere una vita armoniosa, è essenziale riconoscere la presenza di entrambe queste forze e trovare un equilibrio tra di esse. Ciò significa ascoltare la saggezza intrinseca dell’anima, pur riconoscendo il ruolo dell’ego nella nostra quotidianità. Tuttavia, se nei riguardi della prima possiamo sentirci al sicuro da mosse azzardate, quest’ultimo va gestito con consapevolezza, in quanto artefice di decisioni che possono incidere profondamente nella nostra vita.

Friedrich Nietzsche scriveva: “Chi combatte con i mostri deve fare attenzione a non diventare lui stesso un mostro. E se tu guarderai a lungo in un abisso, l’abisso guarderà anche dentro di te”.

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Il diritto di essere felici

“Il diritto di essere felici”,  articolo della rubrica  “Il Diario del Capitano”, curata da Andrea Di Gregorio, Master Trainer PNL e Fondatore di PNL Evolution.

Il diritto di essere felici
Il diritto di essere felici

Il diritto alla felicità è un principio fondamentale che dovrebbe valere per tutti. Purtroppo, molte persone ritengono che la loro gioia sia strettamente legata al comportamento degli altri, generando così una serie di complicazioni. Quando si nutre un tale convincimento, si attivano dinamiche che rendono tossiche le relazioni e conducono all’erronea conclusione che il mancato raggiungimento della felicità sia imputabile ad altri. Questo pensiero distorto spesso culmina in sentimenti di risentimento e rancore, creando un clima che può degenerare, passando da semplici litigi a situazioni di grave tensione e conflitto.

Pur considerando il proprio diritto ad essere felici, il desiderio per la felicità altrui è un’autentica manifestazione d’amore. Voler bene, infatti, si traduce nel desiderare il bene per l’altro, piuttosto che per un esclusivo tornaconto personale, perché ciò rientra nel concetto di egoismo.
Questa realtà emerge chiaramente nella vita quotidiana: ad esempio, l’invidia provata nei confronti di un collega che ha ottenuto una promozione ritenuta non meritata, o nelle relazioni sentimentali, dove si passa da sentimenti d’amore a quelli d’odio a seguito di un abbandono considerato ingiusto, o ancora, quando si percepisce come sbagliato che alcuni godano di una situazione economica più favorevole rispetto a se stessi.

La verità potrebbe essere diversa. Forse il collega ha brillato grazie a prestazioni di merito che non gli si vuole riconoscere, o il partner ha semplicemente cambiato la propria visione di felicità e realizzazione, o ancora, il benessere economico deriva dal lavoro e dalla dedizione profusi in un’idea di successo.

Certo, possono esistere circostanze dubbie, ma anche queste meriterebbero un’analisi più approfondita. Spesso, l’ira scaturita dalla convinzione che la propria felicità sia stata compromessa a causa dell’azione altrui, deriva da una mancanza di consapevolezza. Come afferma Roberto Assagioli, fondatore della Psicosintesi, “Siamo intrappolati in un circolo vizioso in cui un’emozione genera un’immagine che a sua volta influisce sulle condizioni fisiche che producono altre emozioni”.

Quando si dà la responsabilità della nostra felicità agli altri, le emozioni si impadroniscono del controllo della mente, privandola della chiarezza necessaria per comprendere un fatto cruciale: siamo noi i veri creatori della nostra felicità, tutto il resto è solo un alibi. È nostro compito apprendere come realizzare la nostra felicità, non sono gli altri ad essere responsabili del nostro benessere emotivo. Se si impara questa lezione, si raggiunge una libertà d’animo autentica; al contrario, ignorarla ci condanna a una vita di delusioni.

Congratulati col collega che ha avuto successo e festeggia con lui la sua soddisfazione; se vivi un senso di abbandono, lascia che il tuo partner segua la sua strada per la propria realizzazione, puoi continuare ad amarlo, anche se in modo diverso; datti da fare per trovare un’idea che lasci il segno del tuo passaggio in questa vita. Sei più di quello che vedi, i soldi seguono, non guidano!

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Obiettivo Ben Formato – SMART

Obiettivo Ben Formato SMART
Obiettivo Ben Formato SMART
In PNL un obiettivo è considerato “ben formato” se è:

1) formulato in termini positivi;
2) definito e valutato sulla base di riscontri sensoriali;
3) intrapreso e mantenuto dalla persona o dal gruppo che lo ha desiderato;
4) formulato in maniera da salvaguardare i vantaggi secondari dello stato presente;
5) contestualizzato in maniera appropriata nel rispetto dell’ecologia del sistema che lo circonda.

Riassumendo, un obiettivo è SMART quando soddisfa le seguenti condizioni:

  1. L’obiettivo deve essere formulato in termini positivi. In PNL crediamo che sia logicamente e praticamente impossibile dare a qualcuno la negazione di un’esperienza. Quindi se un cliente dice “Voglio non sentirmi più così ansioso” o “Non voglio essere così critico verso me stesso”, o “ Voglio essere meno arrabbiato con i miei bambini”, il primo compito del professionista è quello di scoprire quello che il cliente vuole veramente, invece di restare focalizzato sull’esperienza negativa. 

  2. Il risultato deve essere verificabile e dimostrabile dall’esperienza sensoriale. L’unico modo nel quale lo stabilire un obiettivo sarà utile a chicchessia è l’essere esplicitamente capaci di percepire e valutare l’avanzamento verso l’obiettivo stesso, mentre si cerca di raggiungerlo. 
    Una domanda chiave alla quale rispondere può essere: “Come saprai di aver raggiunto il tuo obiettivo?”

  3. Lo stato desiderato deve essere iniziato e mantenuto dal cliente stesso. Uno degli obiettivi più importanti della PNL è quello di porre il punto centrale del controllo, per quanto riguarda il raggiungimento dell’obiettivo, sotto la responsabilità del cliente

    Una domanda: “L’obiettivo che vuoi raggiungere è sotto la tua completa responsabilità?”

  4. Lo stato desiderato deve mantenere qualsiasi vantaggio secondario generato dallo stato presente. I vantaggi secondari di comportamenti indesiderati son molto ben illustrarti dalle cattive abitudini. Molti fumatori, ad esempio, fumano per calmarsi quando sono nervosi.

    È molto importante preservare il vantaggio secondario.

    Vuoi saperne di più sul Vantaggio Secondario in PNL Sistemica? Guarda il video

  5. Il risultato deve essere contestualizzato in maniera appropriata ed ecologicamente sanoL’obiettivo che si vuole raggiungere può arrecare danno a qualcuno? Oppure porta solo benefici?

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Obiettivo Ben Formato SMART

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La Ristrutturazione in 6 fasi

La Ristrutturazione in 6 fasi
La Ristrutturazione in 6 fasi

‘Ristrutturare’ qualcosa significa “trasformarne il significato, inserendolo in un diverso quadro o contesto rispetto a quello precedentemente percepito”.

Ciò è più comunemente eseguito in PNL trovando l’“intenzione” o lo “scopo” positivo relativo ad un particolare sintomo o ad un comportamento problematico.

Uno dei principi fondamentali della PNL è che è utile separare il proprio “comportamento” dal proprio “io” e così separare l’intenzione positiva, la funzione, la credenza, etc. che genera il comportamento dal comportamento stesso. In altre parole, è più rispettoso, ecologico e produttivo rispondere alla “struttura profonda” piuttosto che all’espressione superficiale di un comportamento problematico.

La Ristrutturazione in 6 fasi è un processo utilizzato in PNL in cui da un comportamento problematico si separa l’intenzione del programma interno, o la “parte” responsabile di tale comportamento.

Il comportamento apparentemente negativo viene “ristrutturato” perché viene visto alla luce dello scopo positivo che è destinato a soddisfare.

Ciò si traduce spesso in importanti nuove intuizioni e nuove intese nei riguardi del comportamento “problematico”.

Esse contribuiscono anche a spostare l’attenzione dal comportamento alle motivazioni di livello superiore che lo determinano.

Si potranno quindi stabilire nuove scelte di comportamento attraverso l’individuazione e l’attuazione di comportamenti alternativi che soddisfino l’intenzione positiva dei livelli superiori, senza i problematici effetti collaterali o conseguenze.

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La Dissociazione VK

La Dissociazione VK

Il processo di dissociazione VK è stata una delle prime tecniche terapeutiche sviluppate dai co-fondatori Bandler e Grinder.

Essi sistemizzarono la procedura nel 1976, come sintesi delle tecniche ipnotiche utilizzate dall’ipnoterapeuta Milton H. Erickson, ed i processi di ordinamento spaziale utilizzati per la terapia della Gestalt da Fritz Perls, suo fondatore.

L’obiettivo fondamentale della dissociazione VK è di separare se stessi dai propri sentimenti, creando l’esperienza di essere al di fuori del proprio corpo.

Questo viene fatto spostandosi totalmente sul sistema rappresentazionale visivo e immaginando di guardare se stessi dalla prospettiva lontana di un osservatore esterno. 

Questo spostamento di coscienza è facilitato dall’utilizzo di alcune tecniche utili a tenere separate le emozioni dell’esperienza, come per esempio sollevare la testa e gli occhi verso l’alto e respirare superficialmente nel proprio petto.

L’uso delle sub-modalità influenza lo stato di dissociazione. Vedendo se stessi guardare un film di se stessi (al contrario di vivere l’evento dalla propria prospettiva e vedere attraverso i propri occhi) è una condizione tipica per creare una dissociazione VK.

Rendere l’immagine visiva di un particolare evento più piccola, più distante, incolore, o contornata da un bordo intorno ad essa, intensifica l’esperienza della dissociazione. 

 

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Tecniche di Mediazione e Negoziazione

Tecniche di Mediazione
Tecniche di mediazione
Contenuti
Cos’è il conflitto?

Il conflitto è definito come “uno stato di disarmonia tra persone incompatibili o tra idee o interessi posti in antitesi”. Psicologicamente, il conflitto è una lotta mentale, a volte inconsapevole, che si manifesta quando diverse rappresentazioni del mondo sono tenute in opposizione o in condizione di esclusività. 

I conflitti possono verificarsi sia internamente, tra parti di noi stessi (conflitto interno), sia esternamente, con gli altri (conflitti interpersonali).

Internamente, i conflitti si verificano tra le diverse parti dell’esperienza umana e su molteplici livelli. I conflitti possono verificarsi per esempio sui comportamenti. Una persona da un lato può voler guardare un programma televisivo, ma dall’altro vuole uscire e fare esercizio fisico. 

I conflitti possono verificarsi anche tra capacità diverse, ad esempio, tra creatività e protezione. Una persona può avere credenze o valori contrastanti, es. da un lato può credere che sia molto importante imparare la matematica, dall’altro essere convinta che per lei non sia possibile. 

Questo porterà ad avere difficoltà rispetto l’apprendimento della materia. I conflitti a livello d’identità si verificano spesso in relazione ai ruoli. Una persona può sperimentare un conflitto tra i propri doveri di genitore da un lato, e quello di professionista dall’altro.

A livello interpersonale, le mappe della realtà sono a volte così diverse da generare ‘scontri’ quando tentano di interagire tra loro. Assunti di base, credenze, valori e presupposti del mondo vengono raggruppati insieme per creare diversi modelli di realtà. 

Quando questi modelli o mappe non contengono meccanismi per rispondere in modo creativo agli ‘scontri’ con altre mappe, l’energia viene rilasciata sotto forma di disaccordo, disputa, o altre forme di conflitto. La negoziazione, la mediazione e l’arbitrato sono forme differenti di gestione dei conflitti interpersonali.

La PNL fornisce molte competenze e strumenti utili per affrontare e risolvere i conflitti interni ed interpersonali: tecniche di Ristrutturazione, di Integrazione, di cambiamento delle Posizioni Percettive, e molte altre competenze relative alla comunicazione come il Metamodello, la Calibrazione, ed i metodi di comunicazione non verbale.

La mediazione

La mediazione è definita dal dizionario Webster come “l’intervento tra le parti in conflitto, o punti di vista, per promuovere la riconciliazione, il regolamento, il compromesso o la comprensione”. 

La mediazione presuppone l’intervento di un terzo, in una controversia tra le altre due parti, nel tentativo di conciliare le loro differenze, di solito su loro richiesta. Così, la mediazione è una forma di comunicazione in cui un facilitatore cerca di aiutare altre due parti in conflitto a sistemare il loro disaccordo. 

La mediazione è spesso utilizzata nei conflitti internazionali (dove è definita anche “conciliazione”) e nelle controversie di gestione del lavoro.

La mediazione può essere in contrasto con la negoziazione e l’arbitrato. La negoziazione di solito avviene senza l’intervento di una terza parte. In una trattativa, le parti in conflitto tentano di raggiungere un accordo o un risoluzione da soli. 

Simile alla mediazione, l’arbitrato prevede un terzo elemento. Un “arbitro”, tuttavia, di solito ha il potere di prendere decisioni vincolanti per le parti. Il mediatore cerca di convincerli ad accettare. In questo senso, un mediatore spesso lavora come traduttore o interprete tra le parti in conflitto. Nella terminologia della PNL, lo scopo di un mediatore è di essere in una formale Metaposizione.

La PNL offre una serie di competenze efficaci, strategie e tecniche che possono aiutare nella mediazione. 

La capacità di stabilire un rapport, identificare le intenzioni positive e prendere diverse posizioni percettive, per esempio, sono competenze essenziali per una mediazione efficace. 

Altre capacità e modelli della PNL, come il Ricalco e la Guida, il Backtracking, il Metamodello (o Modello di Precisione), i Livelli Logici, La Matrice della Comunicazione, la Riformulazione verbale, sono anch’essi strumenti e risorse per una mediazione efficace.

Tecniche di mediazione

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La Calibrazione

Calibrare, nel linguaggio PNL, significa essere capaci di leggere i messaggi non verbali che un individuo esprime nella propria comunicazione.

Colui che riesce a calibrare un’altra persona è in grado di cogliere molte emozioni che questa non comunica verbalmente.

In questo modo è possibile imparare ad essere più sensibili e a comprendere meglio il proprio interlocutore.

Ad esempio, se una persona vi dice d’essere “poco convinta” di una parte del vostro discorso, voi potete, ponendo attenzione ai suoi messaggi non verbali, capire quando questi riproverà in futuro lo stesso tipo di sensazione.

Questo esempio può essere utile in molti contesti relazionali: cliente e venditore, padre e figlio, insegnante e alunno ecc…

Il viso è una parte del corpo che dà informazioni preziose.

Sul viso, infatti, vi sono muscoli in grado di produrre micro movimenti che danno luogo ad espressioni diverse, ma che spesso non sono colte.

Se pensiamo alle sfumature delle espressioni ed ai piccoli e personali atteggiamenti che gli esseri umani producono, ecco che il viso è in grado di fornire una serie piuttosto significativa di informazioni.

Naturalmente il viso è solo una delle parti su cui è possibile fare calibrazione, in quanto anche il resto del corpo è coinvolto in questo tipo di comunicazione. 

Anche i gesti, le posizioni assunte dal corpo e l’uso degli spazi possono contribuire a cogliere informazioni importanti.

La Calibrazione

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SUPERCHARGER, Teoria dell’auto-organizzazione

SUPERCHARGER, Teoria Dell’auto-Organizzazione
SUPERCHARGER, Teoria dell'auto-organizzazione

Il Supercharger fu sviluppato da Robert Dilts nel 1994 come applicazione dei principi della teoria di “auto-organizzazione” della PNL. Il Supercharger è un’applicazione “generativa” della PNL che applica i processi di “iterazione” e “ricorsività” per migliorare e approfondire le risorse personali e gli stati risorsa.

Si avvale anche della nostra percezione del futuro e della nostra capacità di agire “come se”, al fine di rafforzare e arricchire la nostra esperienza di importanti risorse e capacità.

Secondo la teoria dell’auto-organizzazione, il potenziale della struttura profonda, o “territorio” degli “attrattori”, attorno al quale si formano i sistemi auto-organizzati si rivela o viene svelata attraverso i processi iterativi (come quelli alla base di un frattale matematico).

Un processo iterativo è essenzialmente un processo in cui il risultato di un particolare ciclo o loop viene restituito come input, o stato di partenza, per il ciclo successivo.

Così, il ciclo continua ad operare sui propri risultati, aumentandoli o potenziandoli continuamente. Il Supercharger applica questo principio per l’arricchimento e l’intensificazione di uno stato interiore pieno di risorse.

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Generatore di Nuovo Comportamento

Il generatore di nuovo comportamento
Il Generatore di Nuovo Comportamento

Uno dei processi più importanti di cambiamento è quello di passare da un sogno, una visione all’azione. La PNL ha sviluppato una strategia dinamica di creatività, organizzata attorno al processo di passaggio dalla visione all’azione, chiamato Generatore di Nuovo Comportamento. 

I passaggi fondamentali del Generatore di Nuovo Comportamento furono stabiliti da John Grinder alla fine del 1970. Nei primi anni ’80, Robert Dilts formalizzò la strategia (creando un programma informatico di interpretazione dello stress), incorporando le aggiunte riguardanti il modello TOTE, le strategie di realtà, e la dichiarazione esplicita delle convinzioni e delle ipotesi sottostanti che supportano la strategia.

Il Generatore di nuovo comportamento è un’elegante strategia da applicare a quasi qualsiasi situazione nella quale sia coinvolta la flessibilità personale. I passaggi fondamentali implicano la formazione di un’immagine visiva di un comportamento desiderato, l’associazione cenestesica all’immagine a livello di sensazioni, e la verbalizzazione di qualsiasi elemento mancante o necessario.

L’obiettivo del generatore di Nuovo Comportamento è quello di fare questo tipo di “prova generale mentale” generando scenari immaginari e portandoli ad azioni concrete, tramite il collegamento delle immagini al Sistema Rappresentazionale Cinestesico. La strategia si basa su diverse credenze chiave:

  1. Le persone imparano nuovi comportamenti attraverso la creazione di nuove mappe mentali nel loro sistema nervoso.

  2. Quanto più completa è la propria mappa mentale, maggiore sarà la probabilità di realizzare il nuovo comportamento che si desidera.

  3. Concentrarsi sul proprio obiettivo è il modo più rapido per realizzare nuovi comportamenti.

  4. Le persone hanno già le risorse mentali di cui hanno bisogno per conquistare nuovi comportamenti. Il successo è una funzione di accesso e di organizzazione di ciò che già esiste.

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