Il mondo funziona attraverso il conflitto
Questa affermazione può sembrare una provocazione, ma solo se ci si sofferma sugli effetti nefasti dati dall’incapacità di affrontare il confronto.
Il conflitto è energia senza controllo, come un fiume che esonda, ma non ci sogneremmo di dire che che un fiume è negativo di per sé, piuttosto che è fonte di vita.
Il vero problema non è il conflitto, ma l’incapacità di saperlo affrontare.
Il già citato autore Gianrico Carofiglio, da cui questo post ha preso il titolo, nel suo libro, Della gentilezza e del coraggio aggiunge:
“Trasformare il conflitto in energia positiva quando è possibile; evitarlo quando è impossibile; renderlo più breve e meno dannoso se è inevitabile e ingovernabile”.
Come si fa a trasformare il conflitto in energia positiva? Semplice, (si fa per dire), si cerca insieme all’altro la verità data dal confronto. Difficilmente una persona ha torto, mentre l’altra ha ragione. È più probabile che i due in conflitto abbiano una parte di ragione, ma siano incapaci di comprendersi a vicenda.
Se si manifesta la volontà di costruire insieme la pace è fatta, ma se solo uno dei due non vuole, allora non ci rimane che evitare il conflitto, se possibile, oppure fare in modo che questo porti al minor danno.
Possiamo sperimentare questo nella quotidianità, sia come attori, sia come spettatori. L’intelligenza di una persona si mostra proprio attraverso questa volontà. Sì, volontà, perché cercare una soluzione senza mai dubitare che ve ne sia una è il vero modo di mostrare la propria intelligenza. La soluzione può essere trovata col tempo, la vita non è una gara.
La spugna la gettano solo i perdenti.
I vincenti vincono o imparano.
Andrea Di Gregorio
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