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Aiuta solo chi te lo chiede

Aiuta solo chi te lo chiede
Aiuta solo chi te lo chiede

Si dice anche che il maestro si presenta solo quando l’allievo è pronto, ma chi è questo maestro?

Il principio che anima il cambiamento nasce dalla consapevolezza che sia arrivato il momento di fare un passo in avanti, un momento che solo la persona interessata conosce.

Non è etico aiutare chi non chiede aiuto, perché è come invadere il suo spazio, il suo sacro libero arbitrio. L’intenzione è sicuramente positiva, ma l’effetto che si genera non lo è quasi mai. La persona non consapevole del proprio bisogno rifiuta l’aiuto, lo ritiene un pericolo per sé e pensa che chi lo vuole aiutare sia un usurpatore della propria vita.

Dopodiché, il maestro non è necessariamente una persona, un saggio con la barba bianca, si può presentare sotto diverse sembianze, anche in forma di esperienza. Può essere anche qualcosa di drammatico, come una malattia o una perdita, piuttosto che un nuovo scenario (vedi quello generato con la pandemia). L’allievo pronto per la lezione riceve così un aiuto dalla stessa esperienza ritenuta a prima vista esclusivamente negativa.

Accade tutte le volte in cui un evento a prima vista ritenuto terribile, si trasformi poi nella cosa migliore che poteva accadere. Di esempi in questo senso ve ne sono molti, nell’ambito PNL si ricordano le parole di Patricia Dilts (1929 ­- 1995), che definì il cancro di cui si ammalò come “la migliore cosa che sarebbe potuto accaderle”. In seguito a quella malattia scrisse infatti “Il mio viaggio, storia di una guarigione”, una straordinaria testimonianza di chi ha saputo rinascere in seguito a qualcosa di drammatico.

La cosa più saggia che si può fare è quindi chiedersi cosa possa insegnare quella determinata esperienza, evitando di rispedire al mittente le responsabilità dei propri momenti di crescita, pensando tout court che sia colpa di qualcun altro.

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