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il Diario del Capitano, A. Di Gregorio

Quanti passi fai?

“Quanti passi fai?”,  articolo della rubrica  “Il Diario del Capitano”, curata da Andrea Di Gregorio, Master Trainer PNL e Fondatore di PNL Evolution.

Quanti passi fai?

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Quanti passi fai?

Il mondo è in continuo cambiamento e questo può rendere la vita complicata da vivere, a volte inspiegabile da comprendere, specialmente quando i cambiamenti che impattano su di noi riguardano le persone a cui si è, o si era, molto legati. L’unica cosa che possiamo fare è cercare un significato in ciò che ci accade, al fine di attribuire un senso alla nostra vita.

Affrontiamo il cambiamento fin dalla nascita, la trasformazione ci accompagna in continuazione. La natura ci fa avanzare, ci fa letteralmente crescere, fino a quando non siamo noi a decidere la nostra evoluzione. Arriva poi il momento in cui crescere diventa un atto di responsabilità ed ogni decisione è dettata dal libero arbitrio. La maggior parte delle persone fatica in questo, perché sebbene sia utile, il cambiamento implica un allontanamento dalle proprie abitudini, un’uscita dalla cosiddetta “Comfort Zone”, cosa che spesso causa dolore.
Sebbene sarebbe più saggio prevenire il dolore, la maggior parte delle persone preferisce farsi male e poi curarsi, a volte proprio attraverso farmaci e terapie.

Cosa fare dunque?
Possiamo prenderci cura di noi stessi, a livello fisico, mentale e spirituale.
Ogni giorno possiamo percorrere i nostri fatidici 10.000 passi con le gambe, nutrirci in modo salutare, respirare aria pulita, ma possiamo fare qualcosa anche con la mente e con l’anima. Possiamo far fronte gli “Attesi Imprevisti”, come li chiamava il mio professore di pedagogia Paolo Perticari.

Reinhold Niebuhr, un teologo e filosofo americano, diceva: «Che io possa avere la forza di cambiare le cose che posso cambiare, che io possa avere la pazienza di accettare le cose che non posso cambiare, e che io possa avere soprattutto l’intelligenza di saperle distinguere».

Ebbene, l’intelligenza, a volte, sta nel riconoscere che abbiamo bisogno d’aiuto.

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Quanti passi fai?, a cura di Andrea Di Gregorio

Comunicazione non violenta

“Comunicazione non violenta”,  articolo della rubrica  “Il Diario del Capitano”, curata da Andrea Di Gregorio, Master Trainer PNL e Fondatore di PNL Evolution.

Comunicazione non violenta

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Comunicazione non violenta
La Comunicazione Non Violenta (CNV) è un processo comunicativo che promuove l’empatia e la compassione, allo scopo di evitare conflitti e incomprensioni. Non è solo uno strumento di dialogo, ma una filosofia di vita, che può essere applicata in diversi ambiti come la famiglia, il lavoro, l’educazione e le relazioni umane in genere. 
 
Questo approccio comunicativo è stato sviluppato negli anni ‘60 dallo psicologo Marshall Rosenberg. La sua idea era quella di creare un linguaggio che potesse aiutare le persone a collegarsi ad un livello più profondo, promuovendo l’ascolto attivo, l’empatia e la comprensione reciproca. Prende spunto dalla non-violenza predicata da Mahatma Gandhi, enfatizzando l’importanza del rispetto, della comprensione e della collaborazione, seguendo i seguenti principi:
 
1.Osservazione senza giudizio: Concentrarsi sui fatti concreti senza valutazioni personali.
2.Espressione dei sentimenti: Parlare apertamente dei propri sentimenti senza attaccare gli altri.
3.Comunicazione dei bisogni: Esprimere i bisogni chiaramente e senza pretese.
4.Richieste chiare: Fare richieste concrete senza esigere o manipolare.
 
Praticare la comunicazione non violenta, significa far evolvere i propri pensieri, spesso giudicanti, in domande volte a cogliere il pensiero dell’altro nella sua essenza, piuttosto che costruire congetture ed illazioni utili a rafforzare le proprie convinzioni. Vediamo alcuni esempi.
 
Senza CNV: “Sei sempre distratto e non ascolti mai!”
Con CNV: “Ho notato che quando ti parlo mentre guardi la TV, non sembri ascoltare. Mi sento ignorato. Potresti spegnere la TV quando parliamo così posso sentire che mi stai dando attenzione?”
 
Senza CNV: “Questo resoconto è un disastro; sei irresponsabile.”
Con CNV: “Ho letto il resoconto e ho trovato alcuni errori che potrebbero essere problematici. Mi sento preoccupato per le possibili conseguenze. Potresti rivederlo insieme a me per assicurarci che sia accurato?”
 
Senza CNV: “Sei pigro e non ti impegni abbastanza negli studi.”
Con CNV: “Ho notato che i tuoi voti sono calati ultimamente e mi preoccupo per il tuo rendimento scolastico. C’è qualcosa che posso fare per aiutarti a migliorare?”
 
Senza CNV: “Non mi ami più, altrimenti avresti ricordato il nostro anniversario!”
Con CNV: “Mi sono sentito triste e trascurato quando ho notato che hai dimenticato il nostro anniversario. Stai, forse, attraversando un periodo difficile? Vuoi parlarne?”
 
Senza CNV: “Sei un egoista e non ti preoccupi degli altri.”
Con CNV: “Noto che le tue azioni non tengono conto delle esigenze degli altri, in questa situazione. Mi sento frustrato. Potresti spiegarmi il tuo punto di vista e cercare una soluzione insieme?”
 
Questi esempi illustrano come la CNV favorisca l’apertura, stimoli la comprensione e l’empatia, concentrandosi sui sentimenti e sui bisogni reciproci, invitando all’azione positiva, invece di accusare o criticare. Il giudizio, insito nelle accuse e/o nelle critiche, produce in risposta due atteggiamenti: attacco o fuga. 
Con l’attacco l’interlocutore ribatte con le proprie convinzioni e, in questi casi, la comunicazione è spesso destinata a sfociare nel conflitto.
Con la fuga, si tende invece verso la separazione, i soggetti si allontanano l’un l’altro a distanze sempre maggiori, fino alla rottura completa della relazione.
 
Marshall Rosenberg, sulla Comunicazione Non Violenta ha detto: “Quando riconosciamo che le azioni degli altri sono l’espressione delle loro necessità e non una valutazione su di noi, scopriamo la compassione.”

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Diventare una persona

“Diventare una persona”,  articolo della rubrica  “Il Diario del Capitano”, curata da Andrea Di Gregorio, Master Trainer PNL e Fondatore di PNL Evolution.

diventare una persona

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Diventare una persona

La ricerca dell’autorealizzazione è una delle sfide fondamentali dell’esistenza umana. Carl Rogers, psicologo umanistico e riconosciuto padre del Counseling, ha introdotto l’idea di “diventare una persona” come un processo di crescita e autorealizzazione. Questo processo include elementi chiave come l’autenticità, la congruenza tra il sé reale e il sé ideale, l’accettazione incondizionata di sé e il rifiuto delle condizioni di valore imposte dalla società.

Un’idea fuorviante, piuttosto diffusa, consiste nel pensare che il meglio per sé stessi debba provenire dal mondo esterno, come se si trattasse di un premio da riscuotere. Meritarsi il meglio non significa semplicemente aspirare a beni materiali o successo esterno, ma piuttosto lavorare verso una comprensione profonda di ciò che significa essere autentici e congruenti con se stessi. Secondo Rogers, ogni individuo ha il potenziale per crescere e realizzarsi. Meritarsi il meglio significa quindi riconoscere e perseguire questo potenziale.

L’autenticità è centrale nel processo di diventare una persona. Essere veri con se stessi e vivere in modo coerente con i propri valori e sentimenti è fondamentale per sentirsi degni del meglio nella vita. Rogers sosteneva che l’autenticità fosse essenziale per l’autorealizzazione e la soddisfazione personale. Per realizzarsi è necessario accettare se stessi incondizionatamente, con tutti i propri difetti e imperfezioni; questa accettazione permette all’individuo di liberarsi dalle aspettative e dai giudizi esterni e di lavorare verso ciò che realmente desidera e merita.

La congruenza tra il sé reale e il sé ideale, infine, è un fattore determinante nel sentirsi meritevoli del meglio. Rogers sottolineava che una bassa congruenza può portare a disagio e conflitto interiore, mentre un alto livello di congruenza conduce a una vita più armoniosa e soddisfacente.

Non si tratta quindi di cercare approvazione o successo esterno, ma di lavorare verso l’autenticità, la congruenza e una profonda accettazione di sé. È un percorso di scoperta continua che può portare a una vita più ricca, significativa e soddisfacente. In ultima analisi, meritarsi il meglio significa riconoscere e abbracciare il nostro potenziale unico per diventare la persona che siamo destinati ad essere; il mondo esterno può riconoscerlo o meno, non è importante. Ci autorealizziamo e compiamo i nostri gesti quotidiani perché vogliamo essere congrui con il nostro sé ideale, non perché qualcuno ce lo riconosca; tuttavia, quando ciò accade, ne siamo grati, perché si tratta di un dono.

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Diventare una persona, a cura di Andrea Di Gregorio

Vulnerabilità e amore

“Vulnerabilità e amore”,  articolo della rubrica  “Il Diario del Capitano”, curata da Andrea Di Gregorio, Master Trainer PNL e Fondatore di PNL Evolution.

Vulnerabilità e amore
Vulnerabilità e amore

“Amare qualcosa significa rendersi vulnerabili. Ama qualcosa e il tuo cuore sarà certamente straziato. Se vuoi assicurarti che il tuo cuore rimanga intatto, non devi dare il tuo cuore a nessuno, nemmeno a un animale. Avvolgilo con cura nei passatempi e nei piccoli lussi; evita tutti gli impegni; rinchiudilo al sicuro nel sarcofago o nella bara del tuo egoismo. Ma in quel sarcofago, sicuro, scuro, immobile, soffocante, il tuo cuore cambierà. Non si romperà; si indurirà irreparabilmente. Sarà infrangibile, impenetrabile, irrecuperabile. L’alternativa alla tragedia, o almeno al rischio della tragedia, è la dannazione. L’unico luogo al di fuori del Paradiso, dove puoi essere perfettamente al sicuro dai tutti i rischi e le perturbazioni dell’amore è l’Inferno.”

da: “I quattro amori” di C.S. Lewis

L’amore è uno dei sentimenti più potenti e complessi che possiamo provare. Questo sentimento unico ci fa sentire vivi, ci motiva e a volte ci fa soffrire. Al centro di questa esperienza c’è un elemento chiave: la vulnerabilità. Ci si potrebbe chiedere: è possibile amare senza essere vulnerabili? Anche la scienza dice di no.

Quando si parla di vulnerabilità nell’amore, si parla della nostra capacità di aprirci completamente ad un’altra persona. Questo non significa solo condividere i nostri sentimenti, ma anche metterci in una posizione in cui potremmo essere feriti, come nel caso di un rifiuto, di una delusione, di un abbandono. Se cerchiamo di amare senza essere vulnerabili, in realtà ci stiamo chiudendo emotivamente, impedendo ai nostri veri sentimenti di emergere.

Questo diventa ancora più chiaro quando guardiamo a quello che succede nel nostro cervello quando amiamo. La parte del cervello chiamata corteccia prefrontale gioca un ruolo importante nell’amore. Questa regione del cervello ci aiuta a capire e gestire le nostre emozioni, inclusi i sentimenti di amore.

Quando amiamo, la corteccia prefrontale lavora con altre parti del cervello per creare un’esperienza di amore completa. Ad esempio, ci aiuta a prendere decisioni sulle nostre relazioni e a focalizzare l’attenzione sulla persona che amiamo. Inoltre, è coinvolta nella creazione di quello che potremmo chiamare un “quadro d’amore” nella nostra mente, un’opera d’arte dove amare senza essere vulnerabili è come cercare di disegnare senza colori: semplicemente non funziona.

L’amore richiede che ci mostriamo per quello che siamo, con tutte le nostre paure, speranze e sogni. Di conseguenza, più ci apriamo e più ci rendiamo vulnerabili. Questo può essere spaventoso, ma è un rischio che vale la pena correre, l’alternativa è una vita priva di uno dei uno degli aspetti che ci rendono umani.

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Il valore del tempo

“Il valore del tempo”,  articolo della rubrica  “Il Diario del Capitano”, curata da Andrea Di Gregorio, Master Trainer PNL e Fondatore di PNL Evolution.

Il valore del tempo
Il valore del tempo

Considerare il tempo solo come una dimensione è come pensare a noi stessi solo come un organismo costituito unicamente da cellule.
Il tempo è ciò che dà alla nostra esistenza il modo di esistere e ci accomuna tutti. Possiamo decidere come viverlo, a prescindere dalle situazioni, consapevoli che non può essere riavvolto, che non si può tornare indietro.

Come già scritto in un post del novembre 2022, la nostra esistenza si costituisce di marcatori temporali, ovvero, punti critici nei quali si decidono le svolte importanti della propria vita. Questi punti possono essere decisi dalle circostanze o da noi stessi e quando ciò accade, il tempo prende una nuova piega, determinando una linea di vita inedita.

In qualsiasi momento abbiamo la possibilità di dare valore al nostro tempo, è sufficiente essere consapevoli di quanto ne abbiamo, per poi scegliere cosa farne in modo congruo. Ecco alcuni esempi:

1. Lavoro: sapendo di avere un appuntamento con una persona che ti può offrire pochi minuti, evita di utilizzarli per una presentazione che meriterebbe più tempo. Piuttosto impiega il tempo per rafforzare la relazione, mostrando interesse verso i suoi problemi.

2. Salute: se hai poco tempo per un’attività fisica che necessiterebbe un’ora, usalo per una camminata, piuttosto che rimandare. Il tuo corpo può comunque beneficiarne.

3. Amicizia: quando saluti una persona che sta partendo puoi scegliere diversi modi, a seconda del tempo che disponi. Se avete qualche ora, potrete cenare insieme; se avrete solo un’ora, potrete bere un caffè in una caffetteria; se avrete pochi minuti, potrete abbracciarvi e scambiarvi parole che si fissano nella memoria.

4. Amore: è possibile dare ad ogni giorno un significato speciale. Insieme si possono fare molte cose, anche quelle a prima vista banali: fare la spesa e cucinare, guardare un film sul divano, fare una passeggiata; azioni per cui il tempo arriva a valere oro, soprattutto quando la persona che si ama se n’è andata o non c’è più.

Considerare il valore del tempo significa vivere con consapevolezza, per non arrivare alla fine dei propri giorni e comprendere che il tempo a disposizione ormai è terminato.

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Le farfalle nello stomaco

“Le farfalle nello stomaco”,  articolo della rubrica  “Il Diario del Capitano”, curata da Andrea Di Gregorio, Master Trainer PNL e Fondatore di PNL Evolution.

Le farfalle nello stomaco
Le farfalle nello stomaco

Sentire le ‘farfalle nello stomaco’, un’affascinante metafora che usiamo per descrivere una sensazione particolare, qualcosa che molti di noi hanno provato almeno una volta nella vita.

La ‘strana’ sensazione può verificarsi in una serie di situazioni. È comune durante la fase iniziale dell’innamoramento, quando i sentimenti sono nuovi ed eccitanti. Può anche presentarsi prima di eventi stressanti come un colloquio di lavoro, un esame da sostenere o una presentazione importante. Le ‘farfalle’ si presentano in situazioni di grande emozione, come aspettare il risultato di un test importante o l’arrivo di una persona cara che non vediamo da molto tempo.

Tuttavia, le ‘farfalle nello stomaco’ non sono nulla di strano, bensì il risultato di una reazione fisica all’adrenalina. Quando ci troviamo in situazioni di stress o di eccitazione, il nostro corpo risponde rilasciando vari ormoni, tra cui per l’appunto, l’adrenalina. Questa stimola il battito cardiaco e l’afflusso di sangue ai muscoli e al cuore, mentre diminuisce nell’apparato digerente. Il rallentamento della digestione e il cambiamento nella circolazione sanguigna può portare a quella sensazione di ‘farfalle’.
Come possiamo gestire questa sensazione quando si presenta? Ecco alcuni consigli:

1. Riconoscimento: Riconoscere che quello che stai provando è una reazione fisica normale può aiutare a ridurre l’ansia. Non c’è nulla di sbagliato in te, stai solo rispondendo a una situazione stressante o eccitante, semplicemente accoglila.
2. Respiro profondo: Esercizi di respirazione profonda possono aiutare a calmare il sistema nervoso e a ridurre la sensazione allo stomaco. Prova a respirare profondamente, trattenere il respiro per qualche secondo e poi espirare lentamente.
3. Movimento: Se possibile, cerca di muoverti. Una breve camminata o qualche esercizio leggero può aiutare a ridurre lo stress e a distrarti dalla sensazione.
4. Pensiero Positivo: Ricorda che la sensazione è temporanea e passerà. Prova a concentrarti su aspetti positivi della situazione.

Ad ogni modo ricorda, le farfalle nello stomaco sono la prova che è ancora possibile volare. Enjoy 😉

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… Sii ciò che sei veramente…

Sii ciò che sei veramente

“Sii ciò che sei veramente”,  articolo della rubrica  “Il Diario del Capitano”, curata da Andrea Di Gregorio, Master Trainer PNL e Fondatore di PNL Evolution.

Sii ciò che sei veramente
Sii ciò che sei veramente

L’avrete sentito molte volte, magari all’interno di un film, oppure dal vivo.
La formula del giuramento “Giuro di dire la verità, tutta la verità e nient’altro che la verità” è un impegno solenne pronunciato, ad esempio, in un tribunale per confermare che la testimonianza di una persona sarà onesta e accurata.

Ciascuna delle tre parti ha un significato specifico:

1. “Giuro di dire la verità”: significa che la persona si impegna a non mentire.
2. “Tutta la verità”: significa che la persona si impegna a non omettere informazioni rilevanti.
3. “E nient’altro che la verità”: significa che la persona si impegna a non inserire false informazioni o speculazioni.

Questo giuramento non richiede solo sincerità, ma anche completezza e accuratezza. Va oltre la mera sincerità perché non è sufficiente essere sinceri in base alla propria percezione personale, ma si richiede che la testimonianza sia oggettivamente vera e completa. Inoltre, l’obbligo di dire “nient’altro che la verità” esclude l’aggiunta di informazioni irrilevanti, fuorvianti o speculative.

Vivere secondo il principio del giuramento “dire la verità, tutta la verità e nient’altro che la verità” come atteggiamento nella vita può portare a numerosi vantaggi:

1. Rapporti sentimentali:
La sincerità è la chiave per costruire la fiducia in una relazione. La trasparenza può aiutare a prevenire malintesi, promuovere una comunicazione aperta e costruire una relazione solida e duratura.
2. In famiglia:
Una comunicazione sincera e completa può favorire un clima di rispetto e comprensione reciproca. Può aiutare a risolvere i conflitti in maniera costruttiva e a creare un ambiente familiare sereno e positivo. Nel rapporto coi figli, è una chiave fondamentale, specialmente nel periodo adolescenziale.
3. Relazioni lavorative: L’onestà e la trasparenza sono fondamentali per costruire la fiducia con i colleghi, i capi e i clienti. Può portare a una migliore collaborazione, a un ambiente di lavoro più produttivo e a una reputazione professionale più solida.
4. Relazioni sociali: La sincerità può contribuire a costruire relazioni autentiche e durature. Le persone tendono a rispettare e fidarsi di chi è noto per la sua onestà.

Naturalmente è importante sottolineare che dire la verità non significa essere brutalmente onesti o mancare di tatto. La verità dovrebbe sempre essere espressa in modo rispettoso e con considerazione per i sentimenti altrui. Si può essere sinceri in modo ecologico, considerando il contesto e comunicando nel modo più appropriato.

William Shakespeare in Amleto diceva:
“Ciò che sei, sii interamente; il tuo aspetto mostri ciò che sei, o sei proprio quello che sembri.”

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Il diritto di essere felici

“Il diritto di essere felici”,  articolo della rubrica  “Il Diario del Capitano”, curata da Andrea Di Gregorio, Master Trainer PNL e Fondatore di PNL Evolution.

Il diritto di essere felici
Il diritto di essere felici

Il diritto alla felicità è un principio fondamentale che dovrebbe valere per tutti. Purtroppo, molte persone ritengono che la loro gioia sia strettamente legata al comportamento degli altri, generando così una serie di complicazioni. Quando si nutre un tale convincimento, si attivano dinamiche che rendono tossiche le relazioni e conducono all’erronea conclusione che il mancato raggiungimento della felicità sia imputabile ad altri. Questo pensiero distorto spesso culmina in sentimenti di risentimento e rancore, creando un clima che può degenerare, passando da semplici litigi a situazioni di grave tensione e conflitto.

Pur considerando il proprio diritto ad essere felici, il desiderio per la felicità altrui è un’autentica manifestazione d’amore. Voler bene, infatti, si traduce nel desiderare il bene per l’altro, piuttosto che per un esclusivo tornaconto personale, perché ciò rientra nel concetto di egoismo.
Questa realtà emerge chiaramente nella vita quotidiana: ad esempio, l’invidia provata nei confronti di un collega che ha ottenuto una promozione ritenuta non meritata, o nelle relazioni sentimentali, dove si passa da sentimenti d’amore a quelli d’odio a seguito di un abbandono considerato ingiusto, o ancora, quando si percepisce come sbagliato che alcuni godano di una situazione economica più favorevole rispetto a se stessi.

La verità potrebbe essere diversa. Forse il collega ha brillato grazie a prestazioni di merito che non gli si vuole riconoscere, o il partner ha semplicemente cambiato la propria visione di felicità e realizzazione, o ancora, il benessere economico deriva dal lavoro e dalla dedizione profusi in un’idea di successo.

Certo, possono esistere circostanze dubbie, ma anche queste meriterebbero un’analisi più approfondita. Spesso, l’ira scaturita dalla convinzione che la propria felicità sia stata compromessa a causa dell’azione altrui, deriva da una mancanza di consapevolezza. Come afferma Roberto Assagioli, fondatore della Psicosintesi, “Siamo intrappolati in un circolo vizioso in cui un’emozione genera un’immagine che a sua volta influisce sulle condizioni fisiche che producono altre emozioni”.

Quando si dà la responsabilità della nostra felicità agli altri, le emozioni si impadroniscono del controllo della mente, privandola della chiarezza necessaria per comprendere un fatto cruciale: siamo noi i veri creatori della nostra felicità, tutto il resto è solo un alibi. È nostro compito apprendere come realizzare la nostra felicità, non sono gli altri ad essere responsabili del nostro benessere emotivo. Se si impara questa lezione, si raggiunge una libertà d’animo autentica; al contrario, ignorarla ci condanna a una vita di delusioni.

Congratulati col collega che ha avuto successo e festeggia con lui la sua soddisfazione; se vivi un senso di abbandono, lascia che il tuo partner segua la sua strada per la propria realizzazione, puoi continuare ad amarlo, anche se in modo diverso; datti da fare per trovare un’idea che lasci il segno del tuo passaggio in questa vita. Sei più di quello che vedi, i soldi seguono, non guidano!

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Il potere del pensiero sistemico

“Il potere del pensiero sistemico”,  articolo della rubrica  “Il Diario del Capitano”, curata da Andrea Di Gregorio, Master Trainer PNL e Fondatore di PNL Evolution.

Il potere del pensiero sistemico
Il potere del pensiero sistemico

Il pensiero sistemico è un prezioso strumento di autoconsapevolezza e crescita personale che ci permette di vedere il mondo come un insieme interconnesso di relazioni e interazioni. Questa prospettiva è stata brillantemente sviluppata dal grande pensatore Gregory Bateson.

Il pensiero sistemico ci invita a guardare oltre la superficie delle cose, esplorando la rete di relazioni che definisce la nostra esperienza del mondo. Questa visione integrata può aiutare a rivelare nuovi percorsi verso la risoluzione dei problemi e la realizzazione personale.

Prendiamo, ad esempio, il contesto delle relazioni di coppia. Invece di focalizzarci su singoli problemi o comportamenti, il pensiero sistemico ci incoraggia a considerare la dinamica della relazione nel suo insieme. Questo può portare a scoprire pattern di interazione che potrebbero essere alla radice di conflitti o incomprensioni. Sia che si tratti di comunicazione, fiducia, o equilibrio tra indipendenza e intimità, il pensiero sistemico offre una visione olistica che può guidare verso soluzioni più profonde e durature.

Nel mondo del lavoro, il pensiero sistemico può aiutarci a comprendere meglio le dinamiche di squadra e le relazioni professionali. Invece di vedere i problemi come il risultato di singoli individui o eventi, possiamo esaminare come le interazioni tra colleghi, le strutture organizzative e la cultura aziendale possano influenzare il rendimento e il benessere del team. Questo può portare a interventi più efficaci e a un ambiente di lavoro più armonioso e produttivo.

In termini di autostima, il pensiero sistemico ci permette di vedere come i nostri sentimenti e credenze su noi stessi siano influenzati dalle relazioni e contesti in cui ci troviamo. Questo può aiutarci a riconoscere e a sfidare le narrazioni negative che possono sabotare la nostra autostima, e a costruire un senso di sé più positivo e resiliente.

Nelle sue opere “Verso un’Ecologia della Mente” e “Mente e Natura”, Bateson ci fornisce una mappa per navigare nel complesso territorio del pensiero sistemico. I suoi insegnamenti ci ricordano che la crescita personale non è un percorso da intraprendere da soli, ma un viaggio che facciamo insieme, in relazione con gli altri e con il mondo che ci circonda.

Possiamo arricchire la nostra vita su molti livelli, offrendoci una visione più profonda di noi stessi e del mondo in cui viviamo. Possiamo aiutarci a superare ostacoli, a costruire relazioni più sane e a coltivare un senso di sé più autentico e soddisfacente, serve solo credere che sia possibile, ma forse è proprio questo il passo più impegnativo.
Abbiamo una sola vita, o almeno così sembra, vale la pena credere che siamo parte di qualcosa di più grande.

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Distruggere o risolvere

“Distruggere o risolvere”,  articolo della rubrica  “Il Diario del Capitano”, curata da Andrea Di Gregorio, Master Trainer PNL e Fondatore di PNL Evolution.

Distruggere o risolvere
Distruggere o risolvere

“Se cambi il modo in cui guardi le cose, le cose a cui stai guardando cambiano.” Wayne Dyer

In un vecchio post ho accennato alla capacità di riflettere su quanto ci accade, (“So-stare, Come vivere con resilienza” del 15/9/22). Approfondiamo il concetto in questo articolo.

“Molti di noi si sono ritrovati in una discussione con il proprio partner, sentendo che le cose non vanno come dovrebbero e pensando: “Perché non ci capiamo?”.
È un’esperienza frustrante, certo, ma come reagiamo a questi piccoli inconvenienti può dire molto su come affrontiamo i problemi più grandi nella vita. Questo approccio, secondo la Programmazione Neuro Linguistica, è noto come Meta Programma, ovvero, uno stile di pensiero che ci aiuta a definire il nostro atteggiamento verso ciò che ci succede.

Cominciamo dall’orientamento al problema. È un atteggiamento che si attua spesso inconsapevolmente. Nasce da una sensazione di insoddisfazione che spesso si trasforma in una lamentela. Molti cercano alleanze per giustificare il proprio disagio, rafforzando la percezione che le cose non stanno andando come dovrebbero, (ma non per colpa loro). Di lì a poco, se non si cambia atteggiamento, l’unica soluzione che si pensa sia possibile è buttare via tutto e ricominciare da capo, ma ne siamo proprio sicuri?

Invece, c’è chi sceglie un’alternativa: l’orientamento alla soluzione. Queste persone intraprendono una ricerca di azioni o strategie per trasformare il loro disagio. Questo non significa solo risolvere i problemi, ma anche migliorare la situazione iniziale. Questo atteggiamento promuove un senso critico costruttivo e genera una vita piena di obiettivi raggiunti e successi ricavati da situazioni inizialmente problematiche e per altri considerate impossibili da risolvere.

L’obiettivo non è ignorare i problemi, ma piuttosto vedere ogni sfida come un’opportunità per crescere e migliorare. Si tratta di modificare il proprio stile di pensiero e riconoscere il valore potenziale in ogni situazione difficile. Più un problema è complesso, più può portare ad una grande soddisfazione, una volta risolto. Lo stile di pensiero orientato alla soluzione diventa così una certezza interiore che smuove risorse che nemmeno si pensava di possedere.

La chiave di questa trasformazione è la consapevolezza, il primo pilastro della PNL. Dobbiamo riconoscere quando ciò che stiamo vivendo non produce piacere e poi comprendere che le situazioni possono cambiare. Se un problema è sotto la nostra responsabilità, possiamo risolverlo. Se le responsabilità sono condivise, possiamo collaborare col partner per creare un futuro migliore.

E ora, ti sfido. La prossima volta che ti trovi di fronte a un problema, grande o piccolo, prova a vedere oltre l’inconveniente immediato. Chiediti: “Cosa posso imparare da questa situazione? Come posso trasformare questo problema in un’opportunità?” Ricorda, ogni problema è un passo verso la crescita personale. E tu, sei pronto a fare il primo passo?

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