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Andrea Di Gregorio

Master Trainer PNL, si è formato presso la NLPU di R. Dilts a Santa Cruz in California, diventando membro della Global NLP Training & Consulting Community e della NLPU Academy of Trainers. Nel 1999 ha fondato la Scuola Italiana di PNL Sistemica Lexis, divulgando in Italia gli strumenti evoluti della PNL di III generazione. Dal 2012 è Direttore di PNL Evolution, Scuola di PNL Sistemica in Svizzera. Counselor SGfB (Associazione Svizzera di Consulenza). Trainer affiliato alla NLPU - Santa Cruz, CA - USA. E' abilitato al rilascio dei certificati Practitioner, Master e Trainer PNL firmati da Robert Dilts. Autore dei libri "Beata Confusione" e "La Ricerca della Serenità". Già formatore nei corsi per adulti del Canton Ticino e Supervisore presso la Clinica Psichiatrica Cantonale di Mendrisio. E' Supervisore per la formazione dei Coach e dei Consulenti aziendali accreditato dalla Commissione degli esami federali svizzeri. Docente abilitato da FSEA per i corsi di formazione per adulti FFA-M1.

Le due facce dei compromessi

“Le due facce dei compromessi”,  articolo della rubrica  “Il Diario del Capitano”, curata da Andrea Di Gregorio, Master Trainer PNL e Fondatore di PNL Evolution.

Le due facce dei compromessi

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Le due facce dei compromessi

Nel viaggio della crescita personale, il termine “compromesso” assume due facce. Una riflette la capacità di adattarsi e mediare, l’altra indica un danno irrimediabile. Esaminiamo come questi aspetti influenzano il nostro percorso evolutivo.

Tradizionalmente, “compromesso” implica trovare un punto d’incontro tra desideri, esigenze e realtà. È l’arte di conciliare diverse prospettive, essenziale in ambiti come lavoro e relazioni. Questa flessibilità è spesso sinonimo di maturità.
Però, “essere compromessi” porta con sé anche l’idea di un danno irreversibile. Nella nostra crescita, potrebbe rappresentare un aspetto di noi o una relazione che difficilmente può essere restaurata a causa di una scelta sbagliata.

La vera sfida? Distinguere tra queste due facce. È cruciale fermarsi e riflettere: “Sto cercando equilibrio o sto mettendo a rischio il mio benessere?”

Trovare un compromesso senza rimanere compromessi, non è solo un gioco di parole, ma una guida per chi aspira a crescere. La chiave è nel bilanciare esigenze con la realtà, senza perdere di vista i propri valori, ma soprattutto la propria integrità.

I valori sono i principi fondamentali che una persona considera importanti nella vita. Essi funzionano come una bussola interna, guidando le scelte e determinando ciò che è giusto o sbagliato per quella persona. Ad esempio, per alcuni, la famiglia potrebbe essere al primo posto, mentre per altri potrebbe essere l’indipendenza o la libertà.
Rimanere fedeli ai propri valori significa agire in modo coerente con ciò in cui si crede, anche quando è difficile o impopolare. Significa resistere alla tentazione di seguire la corrente se va contro ciò in cui crediamo profondamente.

L’integrità si riferisce alla qualità d’essere onesti e avere principi morali forti. Una persona con integrità è coesa nel suo agire e nel suo dire, evitando comportamenti ipocriti o ingannevoli. L’integrità va oltre la semplice onestà: implica anche una coerenza interna tra le proprie azioni e i propri valori. Rimanere fedeli alla propria integrità significa agire in modo onesto e trasparente, anche quando nessuno ci sta guardando. Significa fare la cosa giusta anche quando non è conveniente o quando potrebbe portare a conseguenze indesiderate.

In un mondo in cui le pressioni esterne, le aspettative sociali e le tentazioni sono incessanti, rimanere fedeli ai propri valori e alla propria integrità può sembrare una sfida. Tuttavia, è proprio questa fedeltà che fornisce un senso di direzione e di scopo. Essa garantisce che, indipendentemente dalle tempeste esterne, abbiamo un’anima pacifica e un senso di rettitudine interiore.
Rimanere fedeli ai propri valori e alla propria integrità non è sempre il percorso più facile, ma è sicuramente quello che porta alla realizzazione di se stessi e a una vita vissuta con autenticità e significato.

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Il flusso della vita

“Il flusso della vita”,  articolo della rubrica  “Il Diario del Capitano”, curata da Andrea Di Gregorio, Master Trainer PNL e Fondatore di PNL Evolution.

Il flusso della vita

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Il flusso della vita

Panta Rei, che tradotto dal greco antico significa “tutto scorre”, è un concetto che esprime una profonda riflessione sul cambiamento e sulla transitorietà della vita.
L’universo è in un costante stato di flusso e, in questo fluire, nulla rimane immutato. Vale sia per le cose animate, sia per ciò che è percorso dalla vita. Così parlava il filosofo Eraclito, vissuto nell’antica Grecia tra il sesto e il quinto secolo avanti Cristo.

All’interno di questa visione fluida della realtà, trova risonanza una pratica contemporanea del benessere psicologico, il lasciar andare, dove si sottolinea l’importanza di rilasciare attaccamenti e aspettative, permettendoci di accettare e fluire con la vita piuttosto che opporsi ai suoi capricci.

Le ferite, le delusioni e le sfide che incontriamo lungo il nostro cammino possono lasciare cicatrici durature. Tuttavia, se abbracciamo il concetto di Panta Rei, possiamo vedere queste esperienze come parti del flusso ininterrotto della vita. Come un fiume che scorre, ogni esperienza, buona o cattiva, passa e diventa parte del nostro passato. Trattenersi, rimuginare o resistere a questo flusso naturale può creare stagnazione, dolore e sofferenza.

Lasciar andare non significa dimenticare o negare le nostre esperienze. Significa piuttosto riconoscere e accettare che ciò che è accaduto è parte del nostro percorso, ma non è il nostro futuro. E, invece di essere definiti da queste esperienze, possiamo scegliere di trarre saggezza e comprensione da esse. In questo modo, ogni sfida diventa un’opportunità per crescere ed apprendere.

Concentrandoci su ciò che abbiamo appreso, piuttosto che sul dolore o sul rimpianto, ci concediamo la libertà di avanzare con leggerezza e chiarezza. Questo atteggiamento ci permette di accogliere nuove esperienze con un cuore aperto, facendo spazio a nuove opportunità e relazioni.

Panta Rei può servire come un potente promemoria: la vita è in costante movimento e cambiamento. Abbracciando questo flusso e imparando l’arte del lasciar andare, possiamo navigare le acque della vita con grazia e resilienza, diventando giorno dopo giorno versioni sempre migliori di noi stessi.

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La penna è più potente della spada

“La penna è più potente della spada”,  articolo della rubrica  “Il Diario del Capitano”, curata da Andrea Di Gregorio, Master Trainer PNL e Fondatore di PNL Evolution.

La penna è più potente della spada

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La penna è più potente della spada

L’affermazione di Edward Bulwer-Lytton, rivela una verità ineluttabile. Nel momento in cui un pensiero viene espresso, in forma scritta, ma aggiungerei anche verbale, ciò che era confinato nella mente dell’individuo entra nella realtà del sistema di cui è parte e la modifica.

Questo produce un cambiamento allo stesso modo di quando si introduce una piccola goccia di colore all’interno di un contenitore pieno d’acqua. Così come quel liquido non tornerà più alla composizione precedente, allo stesso modo il sistema che ha ricevuto un messaggio non potrà più tornare allo stato precedente, ne rimarrà in qualche modo modificato. Qualcosa cambia irrimediabilmente, a livello molecolare per il liquido, a livello neuronale per l’atto comunicativo.

Quando ascoltiamo o leggiamo parole, soprattutto quando queste sono scritte per noi, il nostro pensiero inizia a produrre cambiamenti nella nostra mente, fino ad influenzare l’espressione stessa del DNA.

L’epigenetica, una branca della biologia, gioca un ruolo cruciale nel modo in cui l’ambiente esterno può influenzare l’espressione dei geni senza modificare la sequenza del DNA stesso. Questi cambiamenti epigenetici sono regolati da una serie di meccanismi, tra cui la metilazione del DNA e la modifica degli istoni, che possono attivare o inattivare specifici geni. 

È stato dimostrato che esperienze di vita, come lo stress, la dieta e, in effetti, anche le parole e le emozioni, possono causare variazioni epigenetiche. Tali modifiche possono non solo influenzare l’individuo che le sperimenta direttamente, ma in alcuni casi possono anche essere trasmesse alle generazioni future. Questo evidenzia la profonda connessione tra il nostro ambiente, comprese le parole che ascoltiamo e pronunciamo, e la nostra biologia a livello molecolare.

Tutto ciò sottolinea l’importanza di alimentare la mente con input positivi e di evitare, a propria volta, di emettere output negativi. Naturalmente, non possiamo impedire “contaminazioni” nel modo più assoluto. Quando ci accade, possiamo fare un piccolo esercizio di visualizzazione: chiudere gli occhi e pensare che quelle parole si trasformino in concime per la terra, utile a fare crescere erba tenera e verde sulla quale camminiamo.

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La libertà non è un viaggio solitario

“La libertà non è un viaggio solitario”,  articolo della rubrica  “Il Diario del Capitano”, curata da Andrea Di Gregorio, Master Trainer PNL e Fondatore di PNL Evolution.

La libertà non è un viaggio solitario

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La libertà non è un viaggio solitario

La libertà è un valore fondamentale per molti, spesso associato all’indipendenza e all’autosufficienza. Tuttavia, a volte, una persona alla ricerca della propria libertà può esprimere atteggiamenti egoistici, preoccupandosi unicamente di sé stessa, del proprio benessere e della propria utilità, tendendo ad escludere gli altri o pensando al loro coinvolgimento solo come un mero strumento per raggiungere i propri fini.

Tali atteggiamenti, pur esercitati in nome della propria libertà e quindi apparentemente legittimi, possono portare a una serie di conseguenze psicologiche. Queste includono l’isolamento sociale, il deterioramento delle relazioni, la bassa autostima, l’ansia, la depressione, la difficoltà nell’empatia e un persistente senso di insoddisfazione.

Secondo Carl Gustav Jung, il problema è dovuto ad un’eccessiva identificazione con il proprio Ego a scapito del Sé. L’ego rappresenta la consapevolezza di noi stessi e delle nostre esigenze immediate, mentre il Sé include tutti gli aspetti della nostra psiche, inclusi i bisogni e le esigenze degli altri. Il processo di individuazione di Jung suggerisce un equilibrio tra questi due aspetti per una vita autentica e significativa. In sintesi: perseguiamo la nostra libertà, non a scapito, ma in armonia con la considerazione per gli altri.

Questa visione viene ulteriormente ampliata dal pensiero sistemico di Gregory Bateson. In un sistema, ogni parte è collegata e le azioni di un individuo hanno ripercussioni su tutto il sistema. Pertanto, il comportamento egoista, che nel breve termine può sembrare liberatorio, alla lunga può portare a disarmonia ed instabilità nel sistema più ampio, ovvero quello delle relazioni personali. Al contrario, l’equilibrio tra cura di sé e considerazione per gli altri contribuisce alla salute e al benessere del sistema nel suo insieme.

Sviluppare la consapevolezza può aiutare a prendere decisioni ecologiche, tuttavia, risulta evidente che l’ascolto del feedback sia di fondamentale importanza, in quanto lo stesso tipo di pensiero che è coinvolto in un problema, difficilmente può essere sufficiente per risolverlo. Il feedback può offrire preziose intuizioni sul proprio comportamento e su come questo possa essere percepito dagli altri. Riconoscere ed apprezzare le persone da cui si riceve sostegno, infine, aiuta a rafforzare le proprie relazioni e a promuovere un senso di interconnessione.

Giorgio Gaber diceva: “La libertà non è star sopra un albero, non è neanche il volo di un moscone. La libertà non è uno spazio libero. Libertà è partecipazione”.

In questo senso, la libertà di un individuo ha senso solo in un contesto di relazioni con gli altri, dove l’azione di un individuo produce effetti per la comunità nel suo insieme.

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La libertà non è un viaggio solitario, a cura di Andrea Di Gregorio

Quanti passi fai?

“Quanti passi fai?”,  articolo della rubrica  “Il Diario del Capitano”, curata da Andrea Di Gregorio, Master Trainer PNL e Fondatore di PNL Evolution.

Quanti passi fai?

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Quanti passi fai?

Il mondo è in continuo cambiamento e questo può rendere la vita complicata da vivere, a volte inspiegabile da comprendere, specialmente quando i cambiamenti che impattano su di noi riguardano le persone a cui si è, o si era, molto legati. L’unica cosa che possiamo fare è cercare un significato in ciò che ci accade, al fine di attribuire un senso alla nostra vita.

Affrontiamo il cambiamento fin dalla nascita, la trasformazione ci accompagna in continuazione. La natura ci fa avanzare, ci fa letteralmente crescere, fino a quando non siamo noi a decidere la nostra evoluzione. Arriva poi il momento in cui crescere diventa un atto di responsabilità ed ogni decisione è dettata dal libero arbitrio. La maggior parte delle persone fatica in questo, perché sebbene sia utile, il cambiamento implica un allontanamento dalle proprie abitudini, un’uscita dalla cosiddetta “Comfort Zone”, cosa che spesso causa dolore.
Sebbene sarebbe più saggio prevenire il dolore, la maggior parte delle persone preferisce farsi male e poi curarsi, a volte proprio attraverso farmaci e terapie.

Cosa fare dunque?
Possiamo prenderci cura di noi stessi, a livello fisico, mentale e spirituale.
Ogni giorno possiamo percorrere i nostri fatidici 10.000 passi con le gambe, nutrirci in modo salutare, respirare aria pulita, ma possiamo fare qualcosa anche con la mente e con l’anima. Possiamo far fronte gli “Attesi Imprevisti”, come li chiamava il mio professore di pedagogia Paolo Perticari.

Reinhold Niebuhr, un teologo e filosofo americano, diceva: «Che io possa avere la forza di cambiare le cose che posso cambiare, che io possa avere la pazienza di accettare le cose che non posso cambiare, e che io possa avere soprattutto l’intelligenza di saperle distinguere».

Ebbene, l’intelligenza, a volte, sta nel riconoscere che abbiamo bisogno d’aiuto.

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Quanti passi fai?, a cura di Andrea Di Gregorio

Comunicazione non violenta

“Comunicazione non violenta”,  articolo della rubrica  “Il Diario del Capitano”, curata da Andrea Di Gregorio, Master Trainer PNL e Fondatore di PNL Evolution.

Comunicazione non violenta

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Comunicazione non violenta
La Comunicazione Non Violenta (CNV) è un processo comunicativo che promuove l’empatia e la compassione, allo scopo di evitare conflitti e incomprensioni. Non è solo uno strumento di dialogo, ma una filosofia di vita, che può essere applicata in diversi ambiti come la famiglia, il lavoro, l’educazione e le relazioni umane in genere. 
 
Questo approccio comunicativo è stato sviluppato negli anni ‘60 dallo psicologo Marshall Rosenberg. La sua idea era quella di creare un linguaggio che potesse aiutare le persone a collegarsi ad un livello più profondo, promuovendo l’ascolto attivo, l’empatia e la comprensione reciproca. Prende spunto dalla non-violenza predicata da Mahatma Gandhi, enfatizzando l’importanza del rispetto, della comprensione e della collaborazione, seguendo i seguenti principi:
 
1.Osservazione senza giudizio: Concentrarsi sui fatti concreti senza valutazioni personali.
2.Espressione dei sentimenti: Parlare apertamente dei propri sentimenti senza attaccare gli altri.
3.Comunicazione dei bisogni: Esprimere i bisogni chiaramente e senza pretese.
4.Richieste chiare: Fare richieste concrete senza esigere o manipolare.
 
Praticare la comunicazione non violenta, significa far evolvere i propri pensieri, spesso giudicanti, in domande volte a cogliere il pensiero dell’altro nella sua essenza, piuttosto che costruire congetture ed illazioni utili a rafforzare le proprie convinzioni. Vediamo alcuni esempi.
 
Senza CNV: “Sei sempre distratto e non ascolti mai!”
Con CNV: “Ho notato che quando ti parlo mentre guardi la TV, non sembri ascoltare. Mi sento ignorato. Potresti spegnere la TV quando parliamo così posso sentire che mi stai dando attenzione?”
 
Senza CNV: “Questo resoconto è un disastro; sei irresponsabile.”
Con CNV: “Ho letto il resoconto e ho trovato alcuni errori che potrebbero essere problematici. Mi sento preoccupato per le possibili conseguenze. Potresti rivederlo insieme a me per assicurarci che sia accurato?”
 
Senza CNV: “Sei pigro e non ti impegni abbastanza negli studi.”
Con CNV: “Ho notato che i tuoi voti sono calati ultimamente e mi preoccupo per il tuo rendimento scolastico. C’è qualcosa che posso fare per aiutarti a migliorare?”
 
Senza CNV: “Non mi ami più, altrimenti avresti ricordato il nostro anniversario!”
Con CNV: “Mi sono sentito triste e trascurato quando ho notato che hai dimenticato il nostro anniversario. Stai, forse, attraversando un periodo difficile? Vuoi parlarne?”
 
Senza CNV: “Sei un egoista e non ti preoccupi degli altri.”
Con CNV: “Noto che le tue azioni non tengono conto delle esigenze degli altri, in questa situazione. Mi sento frustrato. Potresti spiegarmi il tuo punto di vista e cercare una soluzione insieme?”
 
Questi esempi illustrano come la CNV favorisca l’apertura, stimoli la comprensione e l’empatia, concentrandosi sui sentimenti e sui bisogni reciproci, invitando all’azione positiva, invece di accusare o criticare. Il giudizio, insito nelle accuse e/o nelle critiche, produce in risposta due atteggiamenti: attacco o fuga. 
Con l’attacco l’interlocutore ribatte con le proprie convinzioni e, in questi casi, la comunicazione è spesso destinata a sfociare nel conflitto.
Con la fuga, si tende invece verso la separazione, i soggetti si allontanano l’un l’altro a distanze sempre maggiori, fino alla rottura completa della relazione.
 
Marshall Rosenberg, sulla Comunicazione Non Violenta ha detto: “Quando riconosciamo che le azioni degli altri sono l’espressione delle loro necessità e non una valutazione su di noi, scopriamo la compassione.”

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Diventare una persona

“Diventare una persona”,  articolo della rubrica  “Il Diario del Capitano”, curata da Andrea Di Gregorio, Master Trainer PNL e Fondatore di PNL Evolution.

diventare una persona

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Diventare una persona

La ricerca dell’autorealizzazione è una delle sfide fondamentali dell’esistenza umana. Carl Rogers, psicologo umanistico e riconosciuto padre del Counseling, ha introdotto l’idea di “diventare una persona” come un processo di crescita e autorealizzazione. Questo processo include elementi chiave come l’autenticità, la congruenza tra il sé reale e il sé ideale, l’accettazione incondizionata di sé e il rifiuto delle condizioni di valore imposte dalla società.

Un’idea fuorviante, piuttosto diffusa, consiste nel pensare che il meglio per sé stessi debba provenire dal mondo esterno, come se si trattasse di un premio da riscuotere. Meritarsi il meglio non significa semplicemente aspirare a beni materiali o successo esterno, ma piuttosto lavorare verso una comprensione profonda di ciò che significa essere autentici e congruenti con se stessi. Secondo Rogers, ogni individuo ha il potenziale per crescere e realizzarsi. Meritarsi il meglio significa quindi riconoscere e perseguire questo potenziale.

L’autenticità è centrale nel processo di diventare una persona. Essere veri con se stessi e vivere in modo coerente con i propri valori e sentimenti è fondamentale per sentirsi degni del meglio nella vita. Rogers sosteneva che l’autenticità fosse essenziale per l’autorealizzazione e la soddisfazione personale. Per realizzarsi è necessario accettare se stessi incondizionatamente, con tutti i propri difetti e imperfezioni; questa accettazione permette all’individuo di liberarsi dalle aspettative e dai giudizi esterni e di lavorare verso ciò che realmente desidera e merita.

La congruenza tra il sé reale e il sé ideale, infine, è un fattore determinante nel sentirsi meritevoli del meglio. Rogers sottolineava che una bassa congruenza può portare a disagio e conflitto interiore, mentre un alto livello di congruenza conduce a una vita più armoniosa e soddisfacente.

Non si tratta quindi di cercare approvazione o successo esterno, ma di lavorare verso l’autenticità, la congruenza e una profonda accettazione di sé. È un percorso di scoperta continua che può portare a una vita più ricca, significativa e soddisfacente. In ultima analisi, meritarsi il meglio significa riconoscere e abbracciare il nostro potenziale unico per diventare la persona che siamo destinati ad essere; il mondo esterno può riconoscerlo o meno, non è importante. Ci autorealizziamo e compiamo i nostri gesti quotidiani perché vogliamo essere congrui con il nostro sé ideale, non perché qualcuno ce lo riconosca; tuttavia, quando ciò accade, ne siamo grati, perché si tratta di un dono.

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Vulnerabilità e amore

“Vulnerabilità e amore”,  articolo della rubrica  “Il Diario del Capitano”, curata da Andrea Di Gregorio, Master Trainer PNL e Fondatore di PNL Evolution.

Vulnerabilità e amore
Vulnerabilità e amore

“Amare qualcosa significa rendersi vulnerabili. Ama qualcosa e il tuo cuore sarà certamente straziato. Se vuoi assicurarti che il tuo cuore rimanga intatto, non devi dare il tuo cuore a nessuno, nemmeno a un animale. Avvolgilo con cura nei passatempi e nei piccoli lussi; evita tutti gli impegni; rinchiudilo al sicuro nel sarcofago o nella bara del tuo egoismo. Ma in quel sarcofago, sicuro, scuro, immobile, soffocante, il tuo cuore cambierà. Non si romperà; si indurirà irreparabilmente. Sarà infrangibile, impenetrabile, irrecuperabile. L’alternativa alla tragedia, o almeno al rischio della tragedia, è la dannazione. L’unico luogo al di fuori del Paradiso, dove puoi essere perfettamente al sicuro dai tutti i rischi e le perturbazioni dell’amore è l’Inferno.”

da: “I quattro amori” di C.S. Lewis

L’amore è uno dei sentimenti più potenti e complessi che possiamo provare. Questo sentimento unico ci fa sentire vivi, ci motiva e a volte ci fa soffrire. Al centro di questa esperienza c’è un elemento chiave: la vulnerabilità. Ci si potrebbe chiedere: è possibile amare senza essere vulnerabili? Anche la scienza dice di no.

Quando si parla di vulnerabilità nell’amore, si parla della nostra capacità di aprirci completamente ad un’altra persona. Questo non significa solo condividere i nostri sentimenti, ma anche metterci in una posizione in cui potremmo essere feriti, come nel caso di un rifiuto, di una delusione, di un abbandono. Se cerchiamo di amare senza essere vulnerabili, in realtà ci stiamo chiudendo emotivamente, impedendo ai nostri veri sentimenti di emergere.

Questo diventa ancora più chiaro quando guardiamo a quello che succede nel nostro cervello quando amiamo. La parte del cervello chiamata corteccia prefrontale gioca un ruolo importante nell’amore. Questa regione del cervello ci aiuta a capire e gestire le nostre emozioni, inclusi i sentimenti di amore.

Quando amiamo, la corteccia prefrontale lavora con altre parti del cervello per creare un’esperienza di amore completa. Ad esempio, ci aiuta a prendere decisioni sulle nostre relazioni e a focalizzare l’attenzione sulla persona che amiamo. Inoltre, è coinvolta nella creazione di quello che potremmo chiamare un “quadro d’amore” nella nostra mente, un’opera d’arte dove amare senza essere vulnerabili è come cercare di disegnare senza colori: semplicemente non funziona.

L’amore richiede che ci mostriamo per quello che siamo, con tutte le nostre paure, speranze e sogni. Di conseguenza, più ci apriamo e più ci rendiamo vulnerabili. Questo può essere spaventoso, ma è un rischio che vale la pena correre, l’alternativa è una vita priva di uno dei uno degli aspetti che ci rendono umani.

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Il valore del tempo

“Il valore del tempo”,  articolo della rubrica  “Il Diario del Capitano”, curata da Andrea Di Gregorio, Master Trainer PNL e Fondatore di PNL Evolution.

Il valore del tempo
Il valore del tempo

Considerare il tempo solo come una dimensione è come pensare a noi stessi solo come un organismo costituito unicamente da cellule.
Il tempo è ciò che dà alla nostra esistenza il modo di esistere e ci accomuna tutti. Possiamo decidere come viverlo, a prescindere dalle situazioni, consapevoli che non può essere riavvolto, che non si può tornare indietro.

Come già scritto in un post del novembre 2022, la nostra esistenza si costituisce di marcatori temporali, ovvero, punti critici nei quali si decidono le svolte importanti della propria vita. Questi punti possono essere decisi dalle circostanze o da noi stessi e quando ciò accade, il tempo prende una nuova piega, determinando una linea di vita inedita.

In qualsiasi momento abbiamo la possibilità di dare valore al nostro tempo, è sufficiente essere consapevoli di quanto ne abbiamo, per poi scegliere cosa farne in modo congruo. Ecco alcuni esempi:

1. Lavoro: sapendo di avere un appuntamento con una persona che ti può offrire pochi minuti, evita di utilizzarli per una presentazione che meriterebbe più tempo. Piuttosto impiega il tempo per rafforzare la relazione, mostrando interesse verso i suoi problemi.

2. Salute: se hai poco tempo per un’attività fisica che necessiterebbe un’ora, usalo per una camminata, piuttosto che rimandare. Il tuo corpo può comunque beneficiarne.

3. Amicizia: quando saluti una persona che sta partendo puoi scegliere diversi modi, a seconda del tempo che disponi. Se avete qualche ora, potrete cenare insieme; se avrete solo un’ora, potrete bere un caffè in una caffetteria; se avrete pochi minuti, potrete abbracciarvi e scambiarvi parole che si fissano nella memoria.

4. Amore: è possibile dare ad ogni giorno un significato speciale. Insieme si possono fare molte cose, anche quelle a prima vista banali: fare la spesa e cucinare, guardare un film sul divano, fare una passeggiata; azioni per cui il tempo arriva a valere oro, soprattutto quando la persona che si ama se n’è andata o non c’è più.

Considerare il valore del tempo significa vivere con consapevolezza, per non arrivare alla fine dei propri giorni e comprendere che il tempo a disposizione ormai è terminato.

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Le farfalle nello stomaco

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Le farfalle nello stomaco
Le farfalle nello stomaco

Sentire le ‘farfalle nello stomaco’, un’affascinante metafora che usiamo per descrivere una sensazione particolare, qualcosa che molti di noi hanno provato almeno una volta nella vita.

La ‘strana’ sensazione può verificarsi in una serie di situazioni. È comune durante la fase iniziale dell’innamoramento, quando i sentimenti sono nuovi ed eccitanti. Può anche presentarsi prima di eventi stressanti come un colloquio di lavoro, un esame da sostenere o una presentazione importante. Le ‘farfalle’ si presentano in situazioni di grande emozione, come aspettare il risultato di un test importante o l’arrivo di una persona cara che non vediamo da molto tempo.

Tuttavia, le ‘farfalle nello stomaco’ non sono nulla di strano, bensì il risultato di una reazione fisica all’adrenalina. Quando ci troviamo in situazioni di stress o di eccitazione, il nostro corpo risponde rilasciando vari ormoni, tra cui per l’appunto, l’adrenalina. Questa stimola il battito cardiaco e l’afflusso di sangue ai muscoli e al cuore, mentre diminuisce nell’apparato digerente. Il rallentamento della digestione e il cambiamento nella circolazione sanguigna può portare a quella sensazione di ‘farfalle’.
Come possiamo gestire questa sensazione quando si presenta? Ecco alcuni consigli:

1. Riconoscimento: Riconoscere che quello che stai provando è una reazione fisica normale può aiutare a ridurre l’ansia. Non c’è nulla di sbagliato in te, stai solo rispondendo a una situazione stressante o eccitante, semplicemente accoglila.
2. Respiro profondo: Esercizi di respirazione profonda possono aiutare a calmare il sistema nervoso e a ridurre la sensazione allo stomaco. Prova a respirare profondamente, trattenere il respiro per qualche secondo e poi espirare lentamente.
3. Movimento: Se possibile, cerca di muoverti. Una breve camminata o qualche esercizio leggero può aiutare a ridurre lo stress e a distrarti dalla sensazione.
4. Pensiero Positivo: Ricorda che la sensazione è temporanea e passerà. Prova a concentrarti su aspetti positivi della situazione.

Ad ogni modo ricorda, le farfalle nello stomaco sono la prova che è ancora possibile volare. Enjoy 😉

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